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Domenica 12 gennaio 2020 alle 18.30 - a grande richiesta - torna la lettura-concerto che racconta il movimento che poi verrà chiamato Beat Generation.

Partendo dalle origini e dal libro cult “On the road”, passando per i grandi ideali del rifiuto della violenza e della liberazione sessuale si riascolteranno i brani noti e meno noti della “Brit Invasion”, fino al folk americano e alla musica psichedelica che saranno lo sfondo per il successivo grande movimento sociale degli hippie. 

Lo spettacolo Beat Generation attraverso le voci di Ottavia Bianchi, Marius Bizau e Giulia Nervi, accompagnate alla chitarra dagli arrangiamenti di Giacomo Ronconi, ripercorre il periodo tra la fine degli anni 50 e il 1969: quel decennio di musica che è stata la colonna sonora di grandi cambiamenti. Giorgio Latini farà da contrappunto, narrando gli eventi più suggestivi accaduti in quegli anni ormai mitici e mai dimenticati.

Nel 1940 l’incontro tra Jack Kerouack e Allen Ginsberg genera un movimento che quattro anni più tardi prenderà il nome di Beat Generation e culminerà nel 1951 con la scrittura del libro cult “On the road”. Gli ideali della Beat Generation sono il rifiuto della violenza, del materialismo e delle regole della vita convenzionale, la liberazione sessuale e delle droghe. Perché questo moto di ribellione diventi fenomeno di massa bisogna attendere il 1957, quando il libro viene pubblicato divenendo immediatamente il manifesto di una generazione. Sull’onda lunga di questi ideali nascerà il beat, ovvero il movimento musicale che si origina proprio nei primi anni ‘60.BG 12 1 2020

La scelta della “scaletta” in Beat Generation è stata forse la fase più difficile. In questo senso l’apporto di Giacomo Ronconi è stato fondamentale: insieme a lui si è trovato il necessario equilibrio tra le canzoni per così dire “obbligate” e alcune chicche meno note. L’inusuale arrangiamento per una sola chitarra e ben tre voci cantanti ha dato vita ad una serie di soluzioni che hanno rappresentato una sfida per gli interpreti che nascono, in primis, come attori e che si lanciano in questa nuova sperimentazione artistica.

La narrazione punta ad esaltare la musica stessa con brevi e curiosi aneddoti relativi alla nascita di queste canzoni che si rivelano utili anche a svelare i retroscena meno conosciuti di un così denso panorama musicale e sociale. Attraverso il racconto di quanto davvero accadeva in quel periodo, lo spettacolo mette in evidenza il valore contemporaneo che queste canzoni ancora posseggono.

 

Per tutte le informazioni riguardanti la Stagione 2019/2020 dell’Altrove Teatro Studio è possibile visitare il sito www.altroveteatrostudio.it

scrivere all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o contattare telefonicamente il 351/8700413.

BIGLIETTI

Intero 15 euro – Ridotto 10 euro – Tessera 2 euro 

Redazione 7/01/2020

Forse l’aveva già deciso nel 1994, poco dopo averlo scritto, che “Novecento” sarebbe stato «un racconto da leggere ad alta voce». In maniera inconsapevole, quasi premonitrice, Alessandro Baricco ipotizzava che prima o poi quel monologo sarebbe stato letto. Non recitato, spiegato, interpretato, adattato o reinventato. Ma semplicemente letto. E chi meglio del suo autore poteva renderne lo spirito originario? Lo scrittore torinese era da tempo che covava questa idea, di provare a leggere lui stesso, nei teatri, il suo “Novecento”, regalando al pubblico «uno spettacolo elegante, leggero, essenziale ed emozionate». Il debutto è avvenuto il 30 giugno al 61° Festival dei Due Mondi di Spoleto, in un Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi gremito per l’occasione.

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Baricco ha voluto restituire la sua versione del monologo, così come l’aveva concepita con la sua fantasia una ventina di anni fa, chiedendo a Nicola Tescari di comporre delle musiche originali e a Tommaso Arosio e ad Eleonora De Leo di creare una scenografia minimalista, semplice, i cui elementi non vadano a riempire quello spazio che deve appartenere solo ed esclusivamente alle parole e alle note.
A ben sentire, infatti, “Novecento” letto dal suo autore somiglia molto a una lunga suite cantata, un racconto-partitura con al microfono Baricco e al pianoforte, per un irreale gioco di immaginazione, il protagonista stesso. Il quale, simbolicamente, ha scelto di scendere quegli ultimi due gradini della scaletta del transatlantico Virginian per ascoltare la sua stessa storia narrata dal suo creatore, pur rimanendo con lui sul palco mentre il pubblico ride, annuisce, riflette, applaude. E sente gridare il mare tra un brano e l’altro, tra un silenzio e il successivo, in una pausa che si carica di attesa.

553687130062018153203Le onde della voce di Baricco e delle note di Tescari trasportano alla mente e al cuore quelle verità che, spesso, non si trovano ben espresse se non tra le pagine di un testo: e così ci si ritrova a meditare sulla condizione della propria esistenza, guardando un punto in lontananza, fermi su una scaletta di una nave immaginaria. Sospesi tra eternità e finitezza, irrazionalità e logica, perennemente indecisi su quale sia il mondo a cui si appartiene veramente, costretti a dover scegliere una delle due parti, eppure non molto consapevoli che i sogni e i desideri ai quali si sta rinunciando con una apparentemente semplice decisione si risolveranno tutti in un disegno con cui scenderemo a patti negli anni e che, infine, salteranno in aria con noi. In un continuo susseguirsi dei bivi della vita, si diventa infine esseri viventi storici realmente capitati in tempi e luoghi definitivi, a cui aggiungere elementi fantastici per dare un significato meraviglioso alla propria realtà. Non del tutto veri, ma neanche completamente falsi: si diviene semplicemente leggenda di se stessi. Gli artisti, di qualunque tipo di abilità siano capaci, come Novecento scelgono, prima di molti altri, con oscura irragionevolezza di essere innanzitutto storie lette e raccontante da altri, parlando e vivendo attraverso solo la propria arte. Eppure rimanendo capaci di essere infinitamente felici anche nella rinuncia e nella solitudine.

Chiara Ragosta, 01/07/2018

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