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La prima al Teatro Brancaccino di Roma di Fame mia – Quasi una biografia, in scena dal 24 al 27 gennaio, registra l'estremo calore del pubblico nell’accogliere l’attrice e autrice dello spettacolo, Annagaia Marchioro, diretta da Serena Sinigaglia. Un’interprete che ha vissuto in prima persona le vicende tragicomiche e dolorose portate adesso in scena. Ma il suo non è il lacrimevole racconto di una sopravvissuta alle patologie legate ai disturbi alimentari; è piuttosto una gioiosa carrellata di quadri variopinti di vita veneziana, in cui il cibo è sempre onnipresente, così come lo sono le macchiettistiche e tenere figure familiari di riferimento. Una su tutte, la nonna, che con il suo ingenuo amore per la nipote nutre una fame senza fine. Annagaia mangia, mangia costantemente. Il suo viso si deforma mentre si ciba compulsivamente di quello che è per lei apparecchiato in scena, rievocando la sua trasformazione fisica in bambina grassa, sgraziata, messa in ultima fila a danza. Una bambina tutto sommato allegra, che l’adolescenza trasforma in una giovane donna infelice, insoddisfatta del suo corpo, che proverà a cancellare e ad annientare completamente, gettandosi nel tunnel dell’anoressia.

foto di scena Serena Serrani Semplifica la tua copia

Annagaia Marchioro ha una presenza scenica esuberante, strabordante nella sua gioia di vivere e di recitare, che trasmette al pubblico con vere e proprie ondate di energia comica, fisica e verbale. Estremamente veritiera nel tratteggiare la vita veneziana e i “tipi” che la caratterizzano, in un dialetto che evoca memorie di infanzia, folklore, comicità venata di nostalgia e amarezza. Annagaia riesce a far ridere anche mentre rievoca il suo momento più buio, il suo corpo esausto che si ribella al digiuno e che, contro la sua volontà, ricomincia a mangiare. Morte e impulso irrefrenabile alla vita si intrecciano nelle sue parole, facendo passare il pubblico dall’orrore dell’immedesimazione al sollievo della risata. Risata che non è semplicemente liberatoria, ma una scelta consapevole del pubblico nel momento in cui comprende che del male si può e si deve ridere. Il talento comico dell'attrice veneziana unisce stand-up comedy, narrazione autobiografica e critica sociale creando uno spettacolo ricco di azione, che si snoda tra una scenografia smontabile e edibile, costumi clowneschi e luci che dialogano con l’attrice, intensificando i momenti di drammaticità come quelli più leggeri.

Annagaia Marchioro fa suo il testo di Amélie Nothomb, Biografia della fame, a cui lo spettacolo si ispira, cucendosi addosso a tal punto il romanzo da non temere di scriverne uno suo. La sua è la storia di coloro che non si sentono accettati, ma che scelgono di vivere, picài a un ciodo, ma qua, attaccati a un chiodo, ma qua.

Giulia Zennaro - 25/01/2019

Il Teatro Brancaccio, nonostante lo scarso sostegno da parte delle istituzioni che il Direttore artistico Alessandro Longobardi non ha mancato di sottolineare in conferenza stampa, è oggi una realtà nazionale viva e piena di iniziative: danza, musical, teatro, circo, formazione.

La prossima stagione sarà la numero 7 a cura di Longobardi, che si è soffermato molto sul valore simbolico di questo numero, che rimanda ai colori dell’arcobaleno, ai re di Roma, alle note musicali. È un numero da sempre ricondotto ai concetti di perfezione e di creazione e dunque l’entusiasmo per quanto accadrà il prossimo anno è tanto, soprattutto per le tante novità in cartellone. Le difficoltà non mancano di certo: Longobardi ha dovuto comunicare l’assenza, decisa solo poche ore prima, di una importante produzione, che ha fatto sì che si venissero a creare nel programma non pochi problemi di date, che verranno al più presto risolti, per poter dare informazioni compiute e definitive. Bisognerà aspettare settembre anche per delle importanti novità in merito a spettacoli del settore Danza, di cui si avverte l’importante assenza.

Spicca, per adesso, solo il nome della compagnia Parson Dance.

Ad aprire la stagione sarà una nuova produzione di OTI “La piccola bottega degli orrori” (dal 3 al 21 ottobre) affidata alla regia di Davide Nebbia con cast in via di definizione: si basa sull’omonimo film del 1960 diretto da Roger Corman con musiche e canzoni composte da Alan Menken su testi e libretto di Howard Ashman. Questa favola horror farà riflettere sull’idea di ‘mostro’, portando alla luce i piccoli orrori presenti in ognuno di noi.

Spazio poi ai concerti (Iva Zanicchi il 7 novembre, Loredana Bertè, Lina Sastri, Luciano De Crescenzo, Sal Davinci, Neri Marcorè, Christian De Sica), alla comicità (“Diamoci un tono” di EdoardoTeatro Brancaccio Ferrario il 21 ottobre, “MONTANINI LIVE 2019” di Giorgio Montanini l'11 febbraio e poi Gabriele Cirilli, Paolo Cevoli, Angelo Pintus, Paolo Migone), ai musical (“Aladin”, “Actor Dei”), al mondo circense (con due compagnie di circo contemporaneo e l’illusionista Gaetano Triggiano). Porterà in scena la sua pungente ironia anche Beppe Grillo, col suo spettacolo “Insomnia”, dal 18 al 20 febbraio: spettacolo intimo e autentico con immancabili riferimenti all'attualità e alla politica italiane.
Attesissimo titolo della stagione è certamente l’adattamento teatrale ad opera di Lee Hall di un celebre film di successo (vincitore dell’Oscar del 1998): “Shakespeare in Love” di Marc Norman & Tom Stoppard. La regia è affidata a Giampiero Solari mentre nei panni dei due giovani protagonisti ci sono Lucia Lavia e Marco De Gaudio. Il debutto è previsto il 31 ottobre, fino al 18 novembre.
Torna il musical di successo “Aggiungi un posto a tavola” (22 novembre-6 gennaio), favola che parla d’amore, fede e accoglienza giunta (a proposito di numerologia) alla sua settima edizione. Nel cast anche Enzo Garinei che, dopo 500 repliche nei panni di Sindaco Crispino, stavolta sarà “la Voce di Lassù”. 

Teatro Brancaccio 2Altre due sono le punte di diamante della stagione 2018-2019. Una è “Up&Down” (6 e 26 novembre), che vede Paolo Ruffini in scena insieme a 6 attori della compagnia Mayor Von Frinzius: uno di loro è autistico e cinque hanno la sindrome di Down. «Il teatro non ci chiede di essere tutti uguali. Siamo tutti straordinariamente diversi» ha detto Ruffini spiegando questo progetto che porta avanti con grande passione e sensibilità, umana e artistica.
A marzo 2019 calcherà le scene del Brancaccio un altro musical da record, travolgente e coloratissimo: “Priscilla la regina del deserto” (7-31 marzo), tratto dall’omonimo film cult vincitore di un Premio Oscar, stavolta nelle mani del regista Matteo Gastaldo.

Con grande orgoglio Alessandro Longobardi ha illustrato le attività che vedranno coinvolta l’Accademia Professionale STAP BRANCACCIO, giunta al suo quarto anno di attività. Compie sei anni, invece, il Brancaccino Teatro Ragazzi, dedicato all’infanzia dai 2 ai 10 anni di età. Queste realtà dimostrano l'attenzione rivolta al pubblico più giovane e soprattutto all'aspetto della formazione. 
 
Giuseppina Dente
13/06/2018

In una società come la nostra, tra stimoli televisivi, letterari, pubblicitari, cinematografici, politici e persino teatrali, abbiamo la percezione di conoscere ogni cosa. Conosciamo i nostri desideri a menadito, i nostri limiti, le nostre capacità e le nostre paure. Abbiamo paura, ad esempio, di tutte le malattie che non abbiamo, dai nomi altisonanti e che vediamo rappresentate, per l’appunto, ogni serie televisiva su due, sul grande schermo, o quelle di cui sentiamo parlare al telegiornale. E per quanto riguarda le cose, anzi, le malattie che non conosciamo? A rigor di logica, non possono intimorirci. Ma forse dovrebbero.
Questa è la prima, ma non ultima, riflessione che emerge da “Monsieur Sjogren e il coraggio di una donna”, andato in scena al Teatro Brancaccino di Roma, in data unica, lo scosjogren 1rso 29 marzo. Dalla penna di Elena Tommasini e di Stefano Sarcinelli, anche regista, interpretato dal duo Sarah Maestri-Adelmo Togliani, lo spettacolo è ispirato dal libro “La sabbia negli occhi” (da cui anche l’omonimo film di Alessandro Zizzo, con lo stesso Togliani) di Lucia Marotta, presidente di A.N.I.Ma.S.S. Onlus (Associazione Nazionale Italiana Malati Sindrome di Sjogren), che ha co-prodotto la pièce teatrale con Accademia Togliani. La Sindrome di Sjogren è una condizione auto-immune e degenerativa rara, che colpisce in gran parte donne e che, soprattutto, è sconosciuta ai più. Benché, dunque, la malattia produca nel tempo sintomi terribili, il dolore più grande viene inflitto proprio dal non sentirsi compresi, o quantomeno creduti.
La partita si gioca quindi tra la donna, un’empatica Sarah Maestri (“Notte prima degli esami”, “Il pretore”) capace di rappresentare entrambi gli opposti di un complesso dramma psicofisico e la sua sindrome personificata da Adelmo Togliani (“Boris – Il film”, “Un matrimonio”). Quest’ultimo, senza perdere un colpo né calare un secondo di intensità, si trasforma da gentiluomo d’altri tempi tutto eloquio e rime baciate a essere grottesco, sporco e maleodorante, sudiciamente e scarsamente vestito. Nella battaglia, che si fa presto guerra, la vittima non perde soltanto la padronanza del proprio corpo, ma quella dei suoi affetti e delle sue certezze. Eppure, quando le rimane da sacrificare solo la sua anima, proprio la donna trova una rivincita nel riconoscimento medico della sindrome, ormai partner di una vita. Creduta e riunitasi alle altre donne che soffrono come lei, ecco che rialza la testa, la voce e lo sguardo di fronte a un nemico che, spogliato (dentro e fuori di metafora), si rivela poco più di un germe fragile e impotente. Perché conoscere il proprio destino equivale a dominarlo, almeno abbastanza da non averne più paura, da non esserne schiavi.
Il tutto si svolge in un dialogo continuo tra l’uomo e la donna, che lascia intravedere stralci allegorici di conflitto sessista, arricchito peraltro da un ampio citazionismo musicale e culturale. Durante lo spettacolo, abbiamo modo di assistere a brevi numeri cantati, danzati, così come capita di ridere o trattenere il respiro. È un viaggio temporale all’interno di una stanza, che guarda al passato e al futuro attraverso il racconto, il ricordo, le emozioni e le parole. E niente, meglio di un’esperienza del genere, è più adatta a insegnare, con l’inganno furbo (e giusto) dell’intrattenimento.
Sjogren 2La stessa Lucia Marotta, autrice di tre libri narrativi e divulgativi (oltre al già citato “La sabbia negli occhi”, la fiaba illustrata “La Principessa Luce – Lo gnomo Felicino” e “Dietro la Sindrome di Sjogren”), attraverso questo spettacolo ci mette in guardia dalla presunzione di conoscere ogni cosa, che forse è essa stessa il nostro peggior male. La Sindrome di Sjogren, tutt’oggi, non gode ancora nel nostro ordinamento dello status di malattia rara, campagna per cui si batte A.N.I.Ma.S.S. Onlus e, di riflesso, “Monsieur Sjogren e il coraggio di una donna”. Aperto infatti un sottile sipario rosso, davanti ai nostri occhi si muove, canta e balla la prova vivente (presto in tournée nei teatri italiani) che in determinate situazioni ogni piccolo aiuto può fare la differenza tra una spirale di sofferenza e una vittoria che vale una vita. Anche un gesto apparentemente minuscolo, quale sollevare una cornetta che squilla e parlare.
Andrea Giovalè
4/4/2018

 

Fotografie di scena: Giancarlo Fiori

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