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Si ride e tanto in “Domani mi alzo presto”. Ottenuta la menzione speciale al "Premio Giovani Realtà del Teatro" dell’Accademia Nico Pepe, la compagnia padovana Amor Vacui ha portato lo spettacolo in scena al Teatro India nell’ambito della rassegna “Dominio Pubblico”.

Cosa hanno in comune i protagonisti: uno studente di psicologia (Andrea Tonin), una biologa (Eleonora Panizzo) e un aspirante attore (Andrea Bellacicco)? Si trovano tutti e tre in un limbo di immobilità, fatto di mancate azioni, scarso coraggio, zero volontà e continuo procrastinare. È una settimana cruciale, decisiva per il loro futuro, eppure continuano a rimandare al domani quello che dovrebbero fare oggi. Il primo è iscritto all’Università da 10 anni e non riesce a dare l’ultimo esame per potersi poi laureare, la seconda rimanda da due anni la partecipazione al bando per un dottorato all'estero e il terzo deve preparare un provino importante ma non si applica quanto e come dovrebbe.

Domani mi alzo presto” ha un forte impatto sul pubblico, non solo per la carica di comicità e la bravura degli attori, ma perché teatralizza dinamiche in cui tutti ci riconosciamo: le liste di cose da fare, i gruppi diDomani mi alzo presto 3 WhatsApp, la pausa caffè, le serie tv. Sono tutte scuse quotidiane in cui ciascuno di noi si è (in)volontariamente imbattuto, per allontanarsi dai doveri. Ecco perché mentre uno prepara l’esame non riesce a resistere alla tentazione di controllare il cellulare, ecco perché mentre prepara la documentazione richiesta dal bando l’altra rimane ingarbugliata in sequenze di azioni che programma su carta e poi non compie e il terzo invece di imparare a memoria il suo monologo continua a preparare caffè.

Fai a caso, fai male, ma fai!”, “Il primo passo è fare il primo passo”: con la teoria i tre ragazzi sono bravi, ma poi non riescono a mettere in pratica queste belle parole. A nulla serve neppure l’oroscopo che ogni mattina accompagna i loro risvegli e che sembra parlare proprio a loro: “Qual è la vostra scusa più grossa? Oggi è la vostra giornata!”.

Lo studente, la biologa e l’attore sono il ritratto di una generazione bloccata e sono uno lo specchio dell’altro: per questo riescono ad essere sinceri (cattivi, ma sinceri), solo quando scoppia la lite. In quel momento riescono a vedere gli altri e dunque anche se stessi per quel che sono e riescono a dire le cose come stanno, senza filtri. Anche parlare in terza persona è un filtro. Con questo stratagemma è come se i tre si vedessero dal di fuori, si percepisce il loro lasciarsi vivere senza agire in prima persona attivamente e con convinzione.

Domani mi alzo prestoLa scena si riempie mano mano di oggetti casalinghi (tazzine, libri, piatti, bicchieri, vestiti, coperte) a testimonianza del disordine della casa e dell’atteggiamento svogliato dei ragazzi, per poi essere ripulita e tornare al punto di partenza: un divano al centro della scena, quel divano che è stato per i tre ragazzi oasi di tranquillità (dove condividere le serate davanti al pc) e insieme trappola (dove annullarsi e far scorrere il tempo senza renderlo produttivo).

L’arco temporale descrito copre una settimana, sette giorni in cui avrebbero dovuto portare a termine i loro doveri e invece si sono ridotti all’ultimo giorno senza concludere nulla. A vincere è stata la paura di fallire, il sentirsi fuori tempo, il non sapere realmente cosa si vuole. Darà l’esame? Parteciperà al bando? Si presenterà al provino? Proprio quando sembra che si stia, con un pizzico di delusione, scivolando verso un finale dolciastro, ecco che invece lo spettacolo recupera alla grande la sua essenza, senza snaturare le sue premesse e le sue fondamenta. 

Giuseppina Dente
04/05/2018

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