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«It's a very very mad world» cantava Gary Jules e non è un caso che sulle note di questo brano si chiuda “Cenerentola”, spettacolo diretto da Fabrizio Arcuri, al Teatro India fino al 29 aprile. Lo stesso regista ha dichiarato che «le parole del testo sembrano proprio corrette per la chiosa del lavoro affrontato e accompagnano bene alla fine di questa vicenda».

La storia portata in scena non è l’originale fiaba popolare che tutti conosciamo, ma la riscrittura del drammaturgo francese Joël Pommerat. È una versione che scardina quella dei fratelli Grimm e ne sposta il focus sul rapporto coi sensi di colpa, con la morte, con le belle storie (false) che ci raccontiamo ogni giorno per aiutarci a vivere. «Se viviamo in un sogno dormiamo, non agiamo» sentenzia fredda e disincantata la matrigna.

Il compito di Arcuri è stato proprio quello di accostarsi ad un testo noto a tutti, che ci accompagna dall’infanzia, ma trovando sfaccettature che ne consentissero una chiave di lettura moderna e una riflessione psicologica adatte anche agli adulti. Un allontanamento, dunque, dalle versioni edulcorate a cui certi filoni di scrittura fiabesca e rappresentazione teatrale/cinematografica ci hanno abituato. Le vicende di oggi vengono sovrapposte alla fiaba di ieri, operazione che Arcuri ha portato avanti anche con “Pinocchio”, sempre sulla riscrittura di Pommerat, dunque un testo più aperto e politico rispetto all’originale, in cui si approfondisce il rapporto individuo-società, tema attuale che riguarda tutti da vicino.

Protagonisti di “Cenerentola” sono gli attori dell’Accademia degli Artefatti, fondata e diretta dallo stesso regista romano. Sandra/Cenerentola (una delicata ma convincente Irene Canali) èCenerentola Arcuri una bellissima giovane ragazza che non riesce ad accettare la precoce scomparsa della madre. I lunghi capelli rossi, lo sguardo trasognato, il vestitino azzurro cobalto e soprattutto il grande orologio che porta appeso al collo, ne fanno il perfetto ibrido fra Alice nel Paese delle Meraviglie e Pippi Calzelunghe. Il dolore per questa perdita insanabile verrà acuito dall’ingresso forzato in una nuova e indesiderata famiglia che il padre (Valerio Amoruso) le impone. Quest’ultimo intrattiene una relazione con una dispotica signora (la travolgente e determinante Rita Maffei) a sua volta vedova e con due figlie (Aida Talliente e Elena Callegari) a carico. I soprusi perpetrati dalla matrigna e le sevizie psicologiche delle sorellastre non scalfiscono il carattere forte ed orgoglioso di Sandra che svolge senza mai lamentarsi anche i più umilianti lavori domestici che le vengono imposti. 

Il giorno che cambia il suo destino arriva sotto le vesti di un’anomala fata benefattrice (un esilarante Gabriele Benedetti) - dai poteri magici decisamente discutibili - che la trascina a forza al ballo del Re (Luca Altavilla). Per pura casualità e dopo aver superato un infinito groviglio di equivoci, Cenerentola troverà nell’amore del Principe azzurro (Matteo Angius) - anche lui inconsolabile orfano di madre - la forza di lasciarsi alle spalle il dramma del lutto. L’ingombrante presenza della morte e l’incapacità dei personaggi di conviverci sono i due elementi che caratterizzano l’adattamento di Pommerat nonché il fil rouge che lega i due protagonisti: Cenerentola ed il Principe azzurro. Nel primo caso il dolore della perdita viene affrontato con spirito autopunitivo: l’orologio appeso al collo suona ossessivamente ogni cinque minuti, proprio per non concedersi una pausa da questo pensiero ossessivo. Nel secondo invece viene messo in atto un meccanismo di rimozione forzata: il giovane si autoimpone di continuare a credere che la madre non ritorni da lui unicamente a causa dello sciopero dei mezzi di trasporto.

Fra i due personaggi intercorre un ribaltamento dei ruoli classici che si materializza efficacemente nel gesto dell’intraprendente Sandra di farsi regalare la scarpa dal principe, e non il contrario, per assicurarsi la possibilità di ricondurlo a sé dopo il primo fortuito incontro. Arcuri sceglie di illuminare le figure maschili di una luce non proprio benevola: emergono come inetti perennemente in balia dei volubili umori femminili.

Essenziale e dirompente la doppia, anzi tripla, funzione di Elena Callegari: sorellastra, voce narrante - con l’ausilio di un microfono - ed anche regista, viste le continue indicazioni su luci e musiche cha lancia nel corso dello spettacolo in cabina di regia. La continua penetrazione nella quarta parete scenica contribuisce a restituire la totale estemporaneità di questo adattamento postmoderno - parola abusata ma che calza qui a pennello per restituire l’immagine di frammentarietà che caratterizza lo spettacolo - di uno dei più grandi classici del patrimonio popolare fiabesco.

Cenerentola Arcuri 3

Arcuri opta per una scenografia minimalista: sul palcoscenico infatti lo spettatore viene abituato al cambio dei diversi ambienti esclusivamente dallo spostamento di alcune installazioni in legno di colore bianco, ciascuna di diverse dimensioni. Sono gli stessi attori a muoverle e rappresentano vari oggetti: il letto della madre di Sandra o quello di Cenerentola, le pareti in vetro della casa, la lavatrice sulla quale si siedono le due sorelle. I personaggi si nascondono all’interno di essi, mentre altre volte vengono usati come supporto su cui aggrapparsi e lanciarsi nel vuoto. È proprio in questo semplice impianto scenico che si snoda l’intero spettacolo. Sullo sfondo brilla una tendina dai colori argento e oro, decisione sicuramente eccentrica ma che simboleggia perfettamente la spettacolarizzazione della classica fiaba. È un vero e proprio show quello che il pubblico guarda, accentuato ancor di più dalle personalità stravaganti dei personaggi.

Su questa stessa linea verte la scelta dei costumi, caratterizzati da uno stile decisamente alternativo. Così le due sorellastre di Cenerentola indossano colori sgargianti e che non si uniformano tra di loro, la matrigna veste abiti che sottolineano la sua forte ossessione di apparire giovane e l’abbigliamento del principe di nobile non ha quasi nulla.

A completare il moderno mosaico dello spettacolo è la musica, in cui pop e rock si mescolano: da “God save the Queen” dei Sex Pistols a “Like a Virgin” di Madonna, da “Father and son” di Cat Stevens a “Mad world” di Gary Jules, fino alla tipica musica da discoteca durante la festa da ballo.

Giuseppina Dente, Luisa Djabali, Eugenia Giannone 28/04/2018

Intervista a Fabrizio Arcuri: https://www.recensito.net/rubriche/interviste/intervista-fabrizio-arcuri-cenerentola-pinocchio.html

Focus su Pommerat: https://www.recensito.net/teatro/cenerentola-perrault-disney-pommerat-arcuri.html

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