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Nel piccolo teatro naturale di Pietrelcina, cittadina sede di ben tre eventi del Napoli Teatro Festival 2018, un palcoscenico immerso nella natura e nell’oscurità della notte ospita il reading ideato da Luca Zingaretti e da Giuseppe Cesaro, che mettono insieme testi tratti dal libro biblico e riflessioni sulla natura umana. La scenografia è semplice: un pianoforte a coda per l’accompagnamento musicale originale di Arturo Annecchino e una tela su cui viene proiettata una foto della nostra galassia catturata dalla sonda Voyager 1. È così che inizia la riflessione di Zingaretti: la Terra è appena visibile all’interno dei miliardi di stelle visibili, l’uomo è insignificante di fronte a tutto ciò, e così le differenze che ci separano e ci dividono. «Cosa avrebbe scritto Leopardi se avesse visto la Terra fotografata dalla Voyager 1?» incalza dopo aver letto un passo dell’Infinito, poesia che Leopardi scrisse appena ventenne. E ancora, «cosa rende noi uomini “primi” e non “ultimi” nell’infinità di galassie e pianeti che ci circondano?» si domanda dopo aver letto il noto passo del Vangelo di Matteo. Pietrelcina


La lettura pensata da Zingaretti e Cesaro tenta di dare una risposta ad alcune di queste domande in maniera chiara: ciò che differenzia e rende unico l’uomo rispetto a tutto il resto è la poesia, quella di Leopardi o di Rilke – di cui legge frammenti –, quella che conosce chi ha visto la Cappella Sistina, o chi si è trovato di fronte ad un’opera di Giotto, Michelangelo, Fidia, Van Gogh, Monet o Picasso; quella intrinseca nella danza di Nureyev o nella musica di Ella Fitzgerald e nella voce di Maria Callas. Ma Zingaretti dice di più: la poesia non è nella luna e nelle stelle – che pure hanno ispirato generazioni di poeti – è nell’anima dell’uomo e dà voce alla verità. Ciò che conta, dunque, non è l’infinito di Leopardi, ma ciò che dentro Leopardi fa sì che un ragazzino di vent’anni possa pensare e scrivere “L’infinito”. Il percorso ideato dall’attore romano, poi, finisce per esplorare la relazione dell’essere umano con la divinità attraverso la tragica richiesta di risposte che l’essere umano rivolge a Dio: da quest’unico elemento sarebbe possibile trarre una quantità di testimonianze nella letteratura e nel teatro di tutti i tempi, dalle tragedie greche fino a Shakespeare. La considerazione, infine, che la poesia è donna – basti pensare all’origine greca del termine – permette all’attore di compiere una digressione sulla più stringente attualità e sulle tragiche notizie di cronaca che si susseguono negli ultimi anni. Zingaretti

Pasquale Pota 05/07/2018

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