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Turandot” è uno spettacolo andato in scena dal 7 al 10 febbraio al teatro Argentina di Roma. La regia è di Marco Plini con Xu Mengke che partecipa anche in veste di attore nel ruolo di Calaf. La drammaturgia è scritta da Xu Jiang. Gli attori sono della Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino. L’assistente alla regia è Thea Dellavalle. Le musiche originali sono composte da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e Qiu Xiaobo. Lo spettacolo è stato prodotto dalla China National Peking Opera Company, da Emilia Romagna Teatro Fondazione- Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato. Gli altri interpreti sono Zhang Jiachun (Turandot), Liu Dake ( Timur), Wu Tong ( Liu), Ma Lei (Whang Ping), Whang Chao ( Ping), Nan Zikang ( Pong) , Wei Penygu ( Pang). 

La storia è la novella del principe Calaf e della celebre principessa che da donna assetata di vendetta si trasforma in donna innamorata. Un principe straniero si presenta alla corte della principessa Turandot intenzionato a risolvere gli enigmi pur sapendo che rischia la vita. Il principe li risolve tutti e da ultimo lancia una sfida alla sua amata: indovinare il suo nome. Alla fine il cuore di ghiaccio si scioglierà e Turandot capirà il significato dell’Amore anche attraverso il sacrificio di Liu. Turandot.jpg
La scenografia si compone di otto colonne mobili e da un telo di velluto verde steso sul palco che funge sia da interno che da esterno. Sul palco ci sono anche i musicisti che suonano rigorosamente dal vivo. La drammaturgia è molto diversa dalla celebre opera lirica: si tratta di una versione in prosa pennellata da intermezzi musicali cantati. Gli attori cantano e parlano in cinese, danzano e si esibiscono in numeri acrobatici.
I costumi estremamente elaborati e sfarzosi, il trucco, le musiche, l’abilità degli attori e la scena duttile ed evocativa contribuiscono a creare un’atmosfera di fiaba molto affascinante che trasporta subito lo spettatore nella lontana Cina, paese ricco di tradizioni e di storia. Gli attori dimostrano inoltre l’abilità di evocare le varie situazioni e i cambiamenti della storia utilizzando con maestria pochi oggetti di scena come lampade, le teste tagliate dei precedenti pretendenti e armi. Ci sono molti momenti drammatici anch’essi ben gestiti che ,nonostante la storia si conosca, tengono teso il filo della tensione.

Musicisti.jpgMarco Plini realizza una riuscita versione della celebre storia facendoci sperare che anche i cuori più duri si possono sciogliere: alla fine le colonne scompaiono, il passato è solo una sequenza di immagini in bianco e nero e i personaggi sono liberi e messi a nudo in una scena dove vediamo tutto, anche quello che si nasconde dietro le quinte del teatro. 

Maria Vittoria Guaraldi 12/02/2019

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