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Dopo i fantastici concerti del Pescara Jazz, che hanno visto sul palco del Teatro D’Annunzio Bobby McFerrin, Ravi Coltrane, Cassandra Wilson, Robert Davi, Ron Carter Foursith e altri grandi musicisti, il Pefest è tornato ad animarsi con l’opera “Histoire du Soldat”, di Igor Stravinskij sul libretto di Charles-Ferdinand Ramuz, messa in scena all’Aurum il 25 luglio.
Lo spettacolo, nato nell’ambito del progetto abruzzese “Backstage… on stage”, è frutto della collaborazione tra gli studenti e artisti dell’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila, del regista Giorgio Barberio Corsetti, uno dei maggiori rappresentanti del teatro di ricerca italiano, già docente dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, e del direttore d’orchestra Marcello Bufalini. Un’idea interessante e stimolante, per donare visibilità a “Backstage… on stage” e per far conoscere nella città adriatica il lavoro degli artisti dell’Accademia dell’Aquila, che merita giustamente una rivalutazione.
Il regista Barberio Corsetti, molto legato all’opera (già nel 1995 la portò in scena al Festival di Avignone nella versione riscritta da Pasolini, in collaborazione con altri notevoli registi come Mario Martone, Gigi Dall’Aglio e con l’attore Ninetto Davoli), questa volta trasforma la rappresentazione in un complesso di arti, musica, recitazione, teatro danza, pittura e istallazioni digitali. Sul palcoscenico solo quattro attori, il soldato disertore Giuseppe, il Diavolo (interpretato insieme da un uomo e da una donna) e un narratore esterno illustra la vicenda, ma infrangendo le regole classiche della narrazione, irrompe nella storia, dialogando anche con il personaggio principale, quasi come se fosse la sua coscienza. Sul fondo i pannelli neri compongono tutta la sceneggiatura dello spettacolo e diventano le tele di disegni proiettati digitalmente; immagini dai colori delle transavanguardie e che a tratti ricordano i dipinti di Chagall.
“Histoire du Soldat” è il racconto di un combattente disertore, che stanco di infinite fatiche vende il suo violino al Demonio in cambio dell’eterna ricchezza, ma allo stesso tempo perde gli affetti e i veri valori, che poi cerca invano di riconquistare, per cadere sempre nel tranello fino alla sua definitiva sconfitta.
Una storia che sembra emblema della contemporaneità, come del resto ci ricordava Pasolini, che fece vestire alla televisione e alla società di massa i panni del Diavolo. Facendo ancora un piccolo passo in avanti leggiamo ancora altro tra le righe: oggi siamo circondati da media che vogliono invogliarci a ottenere sempre di più, a coprirci di una voluttuosa apparenza, per nascondere spesso un’insoddisfazione profonda e una grande noia, che, alla fine, è forse il male di questa nostro tempo.

Silvia Mergiotti 29/07/2015

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