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Ancora per pochi giorni al Teatro Quirino andrà in scena lo spettacolo ‘Otto donne e un mistero’ con la regia di Guglielmo Ferro. L’originale pièce teatrale di Robert Thomas ha in passato ispirato il regista francese Francois Ozon, che nel 2002 ha diretto un cast tutto al femminile nel suo omonimo film.

In procinto delle feste natalizie, in una villa di campagna, Marcel viene pugnalato alla schiena. L’indomani mattina le restanti otto donne scoprono il cadavere dell’uomo e intimorite cercano invano di chiamare la polizia, ma i fili del telefono sono staccati e l’automobile è stata manomessa. La reclusione forzata porta le protagoniste a dubitare della loro innocenza, le scomode confessioni vengono a galla e tutte sembrano avere un valido motivo per sbarazzarsi di Marcel: chi è l’assassina?

La sorella ritrovata, la moglie adultera, la suocera finta paralizzata, la nuora segretamente invaghita di lui, la cameriera e amante, la governante innamorata di sua sorella, la figlia maggiore o la secondogenita? Guglielmo Ferro mette in scena otto personalità contrastanti ma con un comune denominatore: la forza, creando una simpatica e alternativa commedia rosa corale. L’anello portante è il sorprendente feeling instaurato tra le interpreti sul palcoscenico che si sfidano a colpi di battute pungenti segnando il ritmo incalzante degli eventi.

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Dalla fresca sedicenne alla matura vedova e nonna settantenne, lo spettacolo incorpora tre generazioni di donne che si confrontano su tematiche ‘moderne’ legate alla sessualità femminile, all'emancipazione lavorativa della donna e al rapporto insostenibile con gli uomini. Gli uomini, in questo caso considerati il sesso debole – designati come vittime delle donne - sono solamente citati in rare occasioni, senza mai oscurare le protagoniste. A ricoprire questo vuoto apparente sono le stesse scaltre figure che, attraverso una catena di menzogne montate con astuzia, intrigano lo spettatore incollandolo alla sedia per quasi due ore.

La scenografia unica, adottata dal regista, permette al pubblico di essere onnipresente. Ferro infatti gioca spesso su questa apertura scenica facendo accavallare più situazioni in uno stesso momento, senza creare mai un disturbo visivo e mantenendo una lucidità narrativa.

Tutte le parentesi e i nodi intrecciati in precedenza vengono sciolti solamente nel macabro finale. All’apice dalla vicenda lo spettatore realizza l'evoluzione di questi personaggi, di quanto siano imperfetti e di come tentino di raggiungere un ideale di perfezione canonica.

Pur rimodellandola in ogni sua forma, il fulcro della narrazione resta sempre la figura femminile. La genuinità delle protagoniste rende ‘Otto donne e un mistero’ uno spettacolo audace, capace di esorcizzare la morte con una comicità noir.

Francesca Totaro

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