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"Senza trama e senza finale": agitare spettri o disfare il cantiere del teatro?

La rassegna “Primavera Argot” giunge al suo finale proponendo uno spettacolo ispirato ai “Racconti” di Anton Cechov della compagnia Macelleria ETTORE - teatro al kg in scena al Teatro Argot di Roma il 5, 6 e 7 Maggio 2015 alle ore 21.

Il carattere di cantiere in itinere e di confronto autentico con i classici della letteratura e della drammaturgia teatrale rende la compagnia Macelleria ETTORE una preziosa occasione di sperimentazione del conflitto al di là degli ancestrali ricordi umani.

“Senza trama e senza finale” scava proprio in quell’indicazione di Cechov sul prendere qualcosa dalla vita di ogni giorno senza scheggiarla di intenzionalità o di attribuzioni di responsabilità, bensì non rimuovendo recriminazioni e il lascito di ogni azione.

Lasciti e sospiri, stacchi di sceneggiatura solcati da abbandoni su un tronco di albero o su un prato fittizio, agonie, soffocamenti più o meno lievi: la cifra di questo spettacolo sembra stare proprio qui, nella mancanza di momenti vuoti.

L’intensità di una seduzione che deve durare pochi secondi, la durata dello spazio di una smorfia che sbeffeggia il maschio che tenta di dire ‘Ti amo’ e che non è solo risposta incarnata ad una domanda di affascinazione, non trovare uno scopo per vivere fra la malattia e la noncuranza per una figlia che vorrebbe una guida dalla madre per poter amare, la metamorfosi del viso etereo di una giovane donna contratto dal dovere di pescare accanto al fratello del defunto padre che tiranneggia di alcol ed egoismo l’intera famiglia: Macelleria ETTORE riesce a spiegare le emozioni senza renderle troppo lontane, differenti, ma al contempo servendosi di una scenografia e di costumi (specie femminili) che evocano una particolare storicità del “vestire i panni del mondo e delle natura”.

Il sipario finale è costituito dalle parole di uno degli attori (Angelo Romagnoli) che parla direttamente al pubblico – almeno così sembra fino alla fine – ponendo la domanda più inquietante: “Perché liberare la gente?”. E ancora: “Andate a casa, andate a casa!”. Così si rivolge al resto della compagnia, allibita e ritratta come un pubblico perfetto.

 

(Rosa Traversa)

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