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Roma: "la fanciulla con la cesta di frutta" si prepara a tornare al Teatro dell'Orologio in occasione del festival Dominio Pubblico

"La fanciulla con la cesta di frutta" nasce nel 2014 da un'idea di Marco Celli. Va in scena per la prima volta, sotto forma di studio, al Festival "ContaminAzioni", festival autogestito di liberi esperimenti teatrali degli allievi dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio d'Amico”. Debutta il 24 settembre 2015 al Teatro dell'Orologio e replica il 27 settembre, registrando grande apprezzamento da parte di pubblico e critica in entrambe le occasioni. Nel dicembre dello stesso anno lo spettacolo approda al Teatro Sala Uno di Roma in una versione ampliata.
Siamo in un museo, precisamente alla Galleria Borghese, Roma. Il personaggio raffigurato nel quadro di Caravaggio “Il fanciullo con la canestra di frutta”, rompe il silenzio assordante che regna nella sala ed inizia a parlare. “Nessuno mi conosce, nessuno sa chi sono, nessuno si ricorda di me”. Si tratta di Mario Minniti, modello di Caravaggio e pittore siciliano, “intrappolato per l'eternità” dentro alla sua cornice. È così che inizia a prendere vita un divertente dialogo tra Minniti, il dipinto, e Caravaggio, il suo creatore, entrambi interpretati da Marco Celli. Due voci che si rispondono, un dualismo che prende vita all'interno di una cornice e fa esplodere la domanda centrale del testo: “Chi è l'opera? Chi l'artista?”. Ecco che Mario Minniti si addormenta, sogna una sua opera, un suo dipinto questa volta, situato nella chiesa di Sant'Antonio d'Agira, in Sicilia. Altri tre stranissimi personaggi arrivano lentamente sulla scena: Gesù (Michele Ragno), un angelo voglioso di iniziare a peccare (Adalgisa Manfrida), un angioletto muto (Grazia Capraro). Anch'essi con mille dubbi e domande irrisolte circa la loro creazione, la loro vita eterna in una tela, i loro sguardi posati su un mondo che scorre ogni giorno davanti alla loro costante immobilità.
L'atmosfera onirica è farcita di comicità e poesia, di esuberanza e misura al tempo stesso. Altri quadri si stagliano sulla scena: un autoritratto di Van Gogh, una ballerina di Degas, un taglio di Fontana. Ormai la barriera tra attori e pubblico smette di esistere. Inizia a crearsi un gioco comune, un'esperienza ogni volta differente, un accadimento totalmente anticonvenzionale.
A chiudere lo spettacolo interviene la Gioconda, che fornisce l'unica risposta possibile alle molteplici domande degli altri personaggi circa la loro eterna esistenza.
Il 2 giugno “la fanciulla con la cesta di frutta” tornerà sul palco del Teatro dell'Orologio in occasione del festival Dominio Pubblico.

(U.s.)

foto di Riccardo Freda

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