Regia di Daniele Salvo
Traduzione di Emilio Tadini
Prodotto da Politeama Srl
Interpreti: Ivan Alovisio, Francesco Biscione, Marco Bonadei, Mimosa Campironi, Simone Ciampi, Clio Cipolletta, Elio D'Alessandro, Pasquale Di Filippo, Marcella Favilla, Alessio Genchi, Francesca Mària, Selene Gandini, Graziano Piazza, Silvia Pietta, Tommaso Ramenghi, Giuliano Scarpinato
Scene e Costumi: Silvia Anymonino
Musiche: Marco Podda
In scena dal 16 luglio al 2 agosto
Nell'affascinante cornice del Silvano Toti Globe Theatre in Villa Borghese, si è tenuta lo scorso 16 luglio, la prima della tragedia shakespeariana “Re Lear”, per la regia di Daniele Salvo e l’interpretazione di un cast giovane ma preparatissimo. Un lavoro del tutto sperimentale, che ha puntato le luci esclusivamente sul risvolto psicologico dell’azione, perché il pubblico potesse farne uno spunto di riflessione e prenderla come lente per osservare attraverso di essa gli inganni che perpetuano nelle società di ogni epoca, ma soprattutto nell'essenza della natura umana.
Per Re Lear è giunto il momento di deporre la corona e lasciare alle sue giovani figlie il compito di prendersi cura di lui e del proprio regno, ma accecato dalla brama del potere, dalle false lusinghe delle due avide megere Goneril (Marcella Favilla) e Regan (Silvia Pietta) non riesce a scorgere il lume della ragione, e ad apprezzare il frutto dolce amaro della verità, rigettando così la minore Cordelia (Mimosa Campironi). La rinnega, le toglie ogni rispetto e onore, senza pietà, credendo malamente che la sua mancata adulazione fosse mancato amore, senza capire, come il Conte di Kent (Elio D’Alessandro) a gran voce gli suggerisce, che “un cuore non è vuoto solo perché le sue parole non fanno rumore”.
Pagherà duramente per questa sua cecità, per questa sua incomprensione, per non aver saputo dar valore a uno sguardo franco ed essersi lasciato invece comprare da blandizie sciocche e menzognere, quando privatosi del proprio titolo si vedrà lui stesso ripudiato, disonorato, umiliato come un vecchio mendicante; perderà il raziocinio e con gli occhi lucidi della follia riuscirà a vedere come vanno davvero le cose a questo mondo. Tuoni, fulmini, una tormentata tempesta si scatenerà nella sua mente e nel suo cuore, un turbinio psicologico in cui lo spettatore viene avvolto, coinvolto attraverso quei flussi di coscienza ai quali si abbandonano gli interpreti per accrescere lo spessore interiore di questa pièce, e indirizzarvi completamente l’occhio scrutatore del pubblico.
La scenografia è essenziale, ridotta ai minimi particolari, sono i rumori assordanti dei lampi, le parole aspre che creano il colpo di scena, che pungono perché quanto mai attuali, vive, in una società che resta sempre ottusa e affamata di potere, dove tutti fanno finta di vedere cose che non vedono, dove la giustizia veste i panni della povertà e la pazzia è l’unica virtù realmente ‘umana’.
I due attori di grande talento ed esperienza, Graziano Piazza e Francesco Biscione, nei panni dei protagonisti, Re Lear e Gloucester, hanno saputo esprimere tutta la forza dei loro personaggi, dando prova di una recitazione intensa, suggestiva, in grado di alternare momenti di pathos più feroce ad attimi di un’emotività silenziosa e toccante.
Una regia che ha voluto rendere onore al vero nocciolo di questa opera, alla sua profondità tematica, al suo saper affondare nell'io rivelandone le infinite debolezze, senza abbellimenti perché la vera bellezza Shakespeare la imprime nei suoi versi e questa messa in scena ne rispolvera lo splendore, restituendo la potente emozione che il bagliore della verità riesce ancora a suscitare.
Giada Carlettini 17/07/2015