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“Quell’atroce notte di ottobre”: la misteriosa passione tra Luigi Pirandello e Marta Abba

Cosa è davvero accaduto tra il grande drammaturgo Luigi Pirandello e la sua musa, l’attrice Marta Abba? Un grande affetto, un amore, una passione, forse un’ossessione: di qualsiasi cosa si sia trattato è stato un rapporto lungo più di cinquecento lettere, quelle che Pirandello ha scritto instancabilmente alla sua amata Marta.
“Quell’atroce notte di ottobre” per la regia di Salvo Miraglia (che interpreta anche la parte del drammaturgo), rappresentato al Teatro Trastevere, mette in scena questo rapporto travagliato, confuso tra il legame artistico e quello non ben precisato che per molti è stata una vera e propria relazione. Tenuta nascosta forse per la differenza d’età (vent’anni), forse per pudore, forse perché un’atroce notte è successo qualcosa di troppo doloroso da raccontare, da rievocare. Pirandello, sempre tormentato dai suoi personaggi/fantasmi continuamente bisognosi del loro autore, perseguitato dal rimorso di essere stato in parte causa della follia della moglie, bisognoso di nutrirsi della propria scrittura a tutti i costi; anche quello di perdere le persone che ama, di perdere lei, la sua musa che gli spezzerà il cuore più volte: quando scapperà da Berlino dove Pirandello l’aveva convinta a raggiungerlo per farla diventare una diva del cinematografo; quando non risponderà alle sue lettere: lontana, sempre troppo lontana. Lei a rincorrere i suoi sogni di gloria, lui impegnato nel suo continuo “dramma da fare”. Marta Abba si ritroverà anziana a ripensare con nostalgia a quella storia, chiedendosi con rammarico come sarebbe potuta essere la loro vita insieme se gli ostacoli che, entrambi avevano posto lungo il loro cammino, fossero stati oltrepassati. La grande attrice accetterà di rendere pubblico il prezioso carteggio solo nel 1985 donandolo all’Università di Princeton.
Non è impresa facile rappresentare parte della vita e dei tormenti di colui che è considerato uno dei più grandi drammaturghi della storia, che più di altri ha saputo raccontare l’uomo e le sue mille maschere, i suoi drammi, le falsità che si nascondo dietro ognuno di noi. Raccontare il Pirandello privato può rivelarsi quindi scolastico e analizzare il rapporto con i suoi “personaggi” non può limitarsi a una semplicistica rappresentazione di incubi notturni. Per questo la messinscena non riesce a comunicare a fondo il dramma dello scrittore e la passione ingestibile verso Marta Abba che si dimostra, a tratti, superficiale e svampita, interessata solo al successo e che accenna a tratti la sua devozione al teatro.
Rimane solo il dubbio profondo di quello che è stato davvero questo rapporto, questa passione travagliata, divisa tra il palco e la vita reale.

Caterina Sabato 08/03/2016

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