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I sette spettacoli vincitori del “Premio Giovani Realtà” dell'Accademia Nico Pepe

UDINE – L'Accademia Nico Pepe da qualche anno si sta dimostrando una scuola teatrale che ben forma e prepara i suoi allievi divenendo, nel panorama nazionale, un punto di riferimento attoriale al livello della Paolo Grassi e dall'Accademia Silvio D'Amico, della scuola del Piccolo o del Teatro Nazionale di Genova o Torino. Dalla scuola di Udine recentemente sono usciti gruppi come i Carrozzeria Orfeo o i Kepler 452 o ancora i VicoQuartoMazzini. In quest'angolo di Friuli le distrazioni sono poche, a differenza delle “tentacolari” Milano e Roma. Il “Premio Giovani Realtà del Teatro”, alla dodicesima edizione, oltre ad essere un concorso e una competizione, è anche un momento a chiusura di un ciclo triennale, un saluto ai diplomati e un benvenuto alle nuove leve: in poche parole una festa che va avanti dalla mattina alla sera con la visione di oltre venti lavori under 35 (quest'anno erano 23, dieci minuti per i monologhi, venti minuti per gli altri) provenienti da tutta Italia.

Quello che più emerge è il grande entusiasmo, l'affiatamento, l'attaccamento, il collante tra docenti e ragazzi, tra insegnanti e allievi, in un clima serio e leggero allo stesso tempo, dove si fa, si realizza ma sempre con il sorriso sulle labbra e una grande consapevolezza sul lavoro intrapreso. Tre le giurie, Artistica, dei Docenti e dei Giornalisti, con altrettanti premi da assegnare, il premio del direttore Claudio De Maglio, quello del Pubblico, quello degli Allievi dell'Accademia, due Menzioni speciali, una Residenza di quindici giorni a cura delle Periferie Artistiche del Lazio Premio19_DallAltraParte.JPGdi Maurizio Repetto e Gloria Sapio. Insomma una grande abbuffata di targhe e riconoscimenti. Abbiamo scelto, sui ventitré visti (selezionati tra i quasi cento arrivati in video), le sette piece che hanno ottenuto il plauso dell'alloro, tutte da vedere e da scoprire.

Partiamo dai due (sì, perché c'è stata una vittoria ex aequo) che si sono spartiti il premio più ambito (3.000 euro, da dividersi), quello della “Giuria Artistica”, della quale chi scrive faceva parte: il riconoscimento più alto del “Premio Giovani Realtà” è andato pari merito a “Dall'altra parte/2+2=?” della compagnia campana Putéca Celidonia ed agli svizzeri de “La Principessa azzurra”. Il filone è quello brillante in entrambi i casi, quel comico che ha un risvolto amaro e sociale. In “Dall'altra parte” (il titolo completo è abbastanza complicato e difficile da ricordare) tre fratelli, ancora allo stadio di embrione e feto nella placenta della madre, collegati tra loro da un cordone ombelicale, che diventa strumento per movimenti e gag da teatro fisico e circo teatro, parlano di noia, attese, speranze nel classico schema delle due fazioni contrapposte (Romolo e Remo...) e di un moderatore, l'ago della bilancia, il più riflessivo e pacato. Ma il parto trigemellare avrà delle complicazioni per un finale amaro e toccante.

PremioNicoPepe_Principessa azzurra.JPGPer quanto riguarda “La Principessa azzurra” (per loro due premi: infatti si è aggiudicata anche la Targa delle preferenze del Pubblico in sala) è luminosa la presenza scenica dell'attrice Saskia Simonet, anche regista insieme a Filippo Capparella, attorno alla quale si muovono questi tre uomini, come satelliti intorno al pianeta, uomini medi che la nostra eroina scaccia e schiaccia con il suo carattere forte e la sua determinazione: il principe tutto impostato e impomatato stile Ken di Barbie, il muscoloso tutto intento a guardarsi i bicipiti e fare volteggi in aria controllando il suo capello fluente biondissimo, il nerd impacciato e goffo. La principessa si salva da sola, anzi se la fa con il Drago. La vasca piena di tulle, con la principessa isterica che cammina sul bordo, è una scena che ci è rimasta impressa. L'italiano “svizzerizzato” della protagonista ha donato alla piece ancora più vivacità semantica, quel suo “mi guardami”, quando chiede attenzioni e amore al principe, una richiesta agguerrita e aggressiva, ripetuto all'infinito, rimbalza e scalda la questione femminile: la donna non deve essere salvata, non la salveranno certo gli uomini, non è più, non lo è mai stata, la “Bambola” di Patty Pravo.

Per la “Giuria dei Giornalisti” (premio di 1.000 euro, intitolato all'attore Omero Antonutti da poco scomparso) ha vinto “Presente!” della compagnia emiliana “Chièdiscena”, affresco giovanile (forse troppo giovanile, si parla delle scuole superiori quando questi ragazzi hanno già passato da un po' i diciotto anni) che porta a galla, ancora una volta, disillusione e mancanza di prospettive delle giovani generazioni tra assuefazione al fallimento e voglia di mollare la presa prima ancora di aver cominciato a lottare. Gli otto in scena (forse è difficile una collocazione distributiva per una compagnia così ampia, visti i tempi di magra del teatro italiano) si muovono bene, coordinati, ritmati (ci hanno ricordato molto collettivi come “L'Amalgama” o i “Controcanto”, questi ultimi hanno vinto “In-box” con il loro ficcante “Sempre domenica” che metteva sul piatto gli stessi temi post adolescenziali tra biografismi e precariatoPremio19_BiancaStella.JPG in qualsiasi settore della vita) e ci fanno riflettere con tocchi leggeri. Interessante la cromia: questo ritorno di sfumature di rosso e nero nelle sedie, nell'abbigliamento che crea un'armonia disturbante, un andamento visivo che frigge e fa pensare.

La Giuria dei Docenti ha decretato invece vincitore (1.000 euro) “Bianca stella/Ballata per piccole cose” (titolo che confonde) di Giulia Lombezzi; qui due solitudini entrano in gioco e in azione, in frizione e in amicizia, la giovane, Michela Caria, e l'anziana, Marzia Gallo perfetta nei movimenti e nelle posture, fisiche e vocali, agée. Anche qui la questione femminile viene prepotentemente a galla con donne, in età diverse, storiche e anagrafiche, che devono continuare a combattere per la loro dignità, e non devono cedere di un millimetro ad una “normalità” diffusa che le vorrebbe sempre un passo indietro all'uomo, nell'ombra, succubi, vittime: le mele che rotolano sanno di Eva e del suo peccato originale: delicato, con una bella scrittura e una altrettanto sicura recitazione.

Premio19_LaMogliePerfetta.JPGTre i monologhi che più hanno scaldato la giornata. “Edip” con Michele Ragno ha vinto la categoria “Monologhi” (500 euro). Ragno ha abbinato una recitazione e uno stare sul palco pieno e maturo, consapevole, ad un testo (di Maria Luisa Maricchiolo) mai scontato né banale che mai scivola su temi patetici familiari o di scontro generazionale e mantiene sempre uno standard alto e ricco di idee, nelle parole, di forma, nel suo riempire la scena con un pathos naturale mai artefatto, con una presenza che colmava il grande palco vuoto e teneva l'attenzione soprattutto nelle pause e nelle sospensioni.

Altro spettacolo “wow” è stato “La moglie perfetta” di e con Giulia Trippetta che ha portato a casa il “Premio degli Allievi” così come una “Menzione Speciale” (la seconda l'ha ottenuta “Porcellina” della compagnia Rusalka Teatro con Caterina Luciani sugli scudi). Poteva essere il side b dello spettacolo “Bianca stella” per la tipologia dell'argomento trattato, nel primo caso più drammatico, qui frizzante ma con venature fortemente malinconiche. La bravissima e completa Trippetta, grande forza e determinazione, bel ritmo e uso del corpo, un mix tra Paola Cortellesi e Virginia Raffaele, ci porta dentro il decalogo di regole (un opuscolo vero e reale),Premio19_Sete_.JPG in vigore fino alla fine degli anni '70 su come essere una brava donna di casa, madre, moglie, amante. Uno di quegli spettacoli che, dopo aver visto 20 minuti, vorresti assolutamente vederne la conclusione, assaporarlo fino in fondo.

Terzo monologo premiato, “Sete” con il mattatore Giorgio Sales, ha vinto il “Premio Speciale” conferito dal Direttore dell'Accademia De Maglio e la “Residenza alle Periferie Artistiche” della Regione Lazio. Sales, capace e sicuro, che qui ci presenta il primo dei cinque personaggi che compongono la piece, in una irritante cadenza berlusconiana, forse demodé, ci racconta, con parole che mai scadono nel trito e nel già sentito (testo lucido di Walter Prete), il desiderio, da dove nasce, come si alimenta, come se ne sta, sotto la cenere di ognuno di noi, pronto a fare capolino, ad azzannare, a mordere, a prendersi tutto, a mangiarci dall'interno e che difficilmente riusciamo a tenere a bada perché siamo come in un deserto e la Sete perenne (di vita, di vittoria) ci attanaglia.

Tommaso Chimenti