Testo: Michele Santeramo
Regia: Veronica Cruciani
Interpreti: Massimo Foschi, Manuela Mandracchia, Michele Sinisi, Gianni D’Addario, Matteo Sintucci.
Scene e costumi: Barbara Bessi
Musiche: Paolo Coletta
Luci: Gianni Staropoli
Produzione Teatro di Roma
In scena al Napoli Teatro Festival Italia
La massima “Non è possibile essere: questo è il problema” domina lo spettacolo “Preamleto”, in cui si racconta cosa succede prima della morte del re Amleto, analizzando in chiave contemporanea il concetto di potere. Un bunker di cemento bianco, con un trono moderno, ossia una poltrona in pelle, è lo scenario in cui si muove il Re, ormai anziano e malato. Ha perso la memoria, non ricorda niente, non riconosce né sua moglie, né suo figlio, eppure detiene ancora il potere. Questa sua malattia lo rende debole, timoroso, sempre indeciso, a tratti comico. Così il fratello Claudio e la moglie vogliono approfittare di tale situazione per impossessarsi del potere, sottraendolo al legittimo successore. Cercano di ordire un piano dal quale emergono tutte le dinamiche e i retroscena di una famiglia, gli odi e i rancori che spesso si celano all’interno dei rapporti familiari. Ecco una moglie infedele, che non si è mai sentita madre e che è pronta a sacrificare il proprio figlio in nome del potere, e un fratello che, sempre per lo stesso motivo, si trasforma in traditore.
I gesti e i comportamenti in scena vogliono proprio dimostrare quanto questi si modifichino e si trasformino ogni volta che entrano in relazione con il potere e rendono il testo quanto mai attuale. La storia di Amleto è diventata il modello al quale l’umanità si è ispirata, un’umanità in cui dominano la vendetta, la violenza, il desiderio di potere. “Preamleto” quindi ci fa riflettere sulla famiglia, sulla mafia, sulla politica. Afferma l’autore Michele Santeramo:” Il potere assoluto dei regnanti è oggi riscontrabile solo nelle dinamiche della mafia e a quelle si ispira la scrittura: parole come dignità, onore, rispetto, sembrano ormai relegate ad un mondo che conserva la struttura dittatoriale di uno che comanda e di altri che eseguono. Re Amleto è come un attuale capomafia”. Il vero protagonista della scena risulta quindi il potere, il dio potere, crudele e implacabile, in grado di distruggere legami di sangue, armonie, di condurre alla violenza e alla morte: noi siamo vittime e allo stesso tempo carnefici di esso. Perché in fin dei conti il potere a questo serve, a continuare a comandare senza tener conto dell’etica, della legge, del senso di giustizia, in un mondo in cui è impossibile esistere, in cui è necessario divenire fantasmi di se stessi.
In un’ atmosfera asettica, tra i toni del bianco e del nero, Veronica Cruciano dà vita ad una regia impeccabile, riuscendo a conciliare i temi di una tragedia classica scespiriana con i problemi che riguardano la società attuale. Lo spettacolo prova ad indagare e a scoprire cosa sia potuto accadere prima dell’Amleto, cercando quelle motivazioni che in Shakespeare sono lasciate all’immaginazione dello spettatore, realizzando un gioco che parla di vite umane, che attraverso il teatro, entrano in contatto con il potere, quel potere diabolico che attrae, affascina, ma al contempo logora, distrugge, uccide.
Maresa Palmacci 26/06/2015