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“Gli onesti della banda” al Ghione di Roma: dal celebre film di Mastrocinque all’adattamento teatrale

Come dimenticare Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia alle prese con l’attività di falsari nel film del 1956 “La banda degli onesti”?
Il regista Giuseppe Miale di Mauro prende libera ispirazione proprio dalla sceneggiatura di Age e Scarpelli nel suo spettacolo “Gli onesti della banda”, in scena al teatro Ghione di Roma fino al 19 novembreglionestidellabanda
In questa riscrittura teatrale vengono mantenuti i ruoli principali che furono di Totò e De Filippo, Tonino (Adriano Pantaleo) infatti è il portiere di un condominio e Peppino (Giuseppe Gaudino) è il proprietario di una tipografia. Il primo, in mancanza di un lavoro inerente alla sua laurea, si dedica nel poco tempo libero alla scrittura di un romanzo di introspezione psicologica, mentre il secondo è attanagliato dai debiti a causa dell’acquisto di nuovi macchinari. Completano il quadro familiare: Angela (Irene Grasso), la moglie di Tonino, profondamente insoddisfatta e desiderosa di una vita più agiata, Michele (Ivan Castiglione), fratello di Tonino e finanziere e l’impulsiva Giulia (Luana Pantaleo), sorella di Peppino e promessa sposa di Michele. 
Sullo sfondo di una Napoli moderna in costante bilico tra legalità ed illegalità, sarà l’entrata in gioco del ragionier Casoria (Francesco Di Leva), proprietario del palazzo, a tentare i due protagonisti. Se, a costo di una piccola dose di disonestà, si potesse risolvere ogni problema? Tonino non può perdere la propria casa e Peppino non vuole rassegnarsi al fallimento della sua attività, dunque entrambi in un primo momento si lasciano convincere da Casoria, accettano la sua offerta e si prestano alla falsificazione di banconote. Ad un certo punto, però, i due realizzano di essere esclusivamente delle pedine della criminalità organizzata e si ribellano in nome della libertà e del rispetto della propria natura.
Di Mauro riprende uno dei testi più famosi della tradizione comica, trattando le difficoltà del precariato e la conseguente possibilità di infiltrazioni della malavita anche in ambienti incontaminati. Il regista dichiara: “Abbiamo pensato che la leggerezza potesse essere un modo nuovo di affondare l’occhio nel reale, facendo in modo che il pubblico percepisse certe dinamiche come universali.”
Un adattamento brillante, che vanta delle interpretazioni convincenti ed esilaranti, in grado di suscitare un dibattito sulla società contemporanea e sulla sempre valida scelta di svincolarsi da certi meccanismi, piuttosto che accettarli passivamente o addirittura esserne parte attiva.

Sara Risini 13/11/17

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