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Odissey: il lungo viaggio di Ulisse condensato nel racconto ironico di Robert Wilson, approda al Teatro Strehler

Un americano, un inglese e un tedesco: non è l’incipit di una barzelletta, ma si tratta rispettivamente di regista, poeta e drammaturgo, che hanno dato vita nel 2012 ad Odyssey, una  coproduzione del Piccolo Teatro di Milano e del National Theatre of Greece di Atene. Non si tratta in realtà di una prima assoluta in Italia, perché lo spettacolo ha già debuttato al Piccolo nell’aprile del 2013 per oltre 20 recite tutte sold out. L’esperimento del progetto e della regia di Robert Wilson, si muove  a partire dalla rilettura del poeta inglese Simon Armitage, classe 1963. Uno spettacolo raffinato, quasi del tutto recitato in greco moderno e sovratitolato in italiano ed inglese, che si è pensato di far tornare a Milano per quattro settimane di repliche, in occasione di Expo 2015.  Uno spettacolo che dura circa 3 ore ma godibile in quanto un’Odissea riletta in chiave comica ed ironica, capace di sintetizzare un poema epico consistente, senza tralasciare personaggi e situazioni. In scena 17 tra i migliori interpreti del teatro greco contemporaneo, alcuni dei quali interpretano più personaggi del poema omerico. Lo spettacolo, a dire il vero, ha debuttato in prima assoluta ad Atene, rimanendo in cartellone per quattro mesi nel 2012, nell’anno più critico della crisi di Grecia e dell’Europa. Un’opera questa diretta da Wilson, che mette in scena molti interrogativi, non solo di natura economica, ma anche riflessioni sul futuro dell’Europa e sulle tensioni che investono il Mediterraneo. Dall’ allestimento emerge l’eterna ed inarrestabile sete di conoscenza dell’uomo e della sua inevitabile esplorazione in cerca delle radici della propria esistenza, per far emergere nuovi significati, trasmettendo tra sogno e magia, gli aspetti più straordinari, gli elementi inaspettati e alternando di continuo il piano della creatività a quello della realtà. Wilson innesta nel testo classico per eccellenza singolari connessioni tra l’antico e il moderno, contribuendo ad una nuova lettura al tema eterno della lotta dell’uomo per sopravvivere ed arricchire la propria condizione in una dimensione che, oggi abbiamo completamente saccheggiato, e di conseguenza una dimensione che non riconosciamo più, proprio per l’avvicendarsi delle continue trasformazioni. Il risultato è il viaggio di Odisseo, l’uomo che naviga verso l’ignoto nel mare del caos. E la messa in scena in questo senso risulta molto congeniale. Difatti il racconto potrebbe essere interpretato come un sogno e come in un sogno, tutto è leggero, chiaro; i dialoghi assumono quasi il tono della burla ed il racconto ad episodi viene scandito come nei quadri di un film muto, con tanto di pianoforte che accompagna con un ritmo vivace e scherzoso, i movimenti dei protagonisti. Un altro elemento che balza evidente in questo spettacolo, è l’utilizzo di elementi scenici semplici, ma d’effetto, senza ricorrere all’utilizzo di meccanismi scenografici particolari o effetti grafici strabilianti. L’intento infatti, è quello di raccontare attraverso l’Odissea, il viaggio che ciascuno di noi, prima poi, intraprende nella vita, e questo racconto non vuole smarrire l’attenzione del pubblico irretendolo con chissà quali effetti, ma in un clima distensivo, da burla, talvolta grottesco, non vuole far perdere di vista allo spettatore, l’essenza del racconto, che è poi un racconto di carattere universale, in quanto tutti siamo chiamati parte in causa, non come attori ma come protagonisti nell’attualità che viviamo quotidianamente.

Adele Labbate 08/10/2015