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“O della nostalgia”: una trasmissione radiofonica teatrale alla scoperta del nostalgico

“La nostalgia non è mancanza. E’ presenza di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti”, scrive Erri De Luca, ed è proprio questo ciò che accade in “O della nostalgia”, spettacolo di Matteo Angius e Riccardo Festa, andato in scena alle Carrozzerie n.o.t di Roma, in cui persone, luoghi, sensazioni, stati d’animo appartenenti al passato, ritornano a vivere nel presente, rievocati dai due brillanti attori che costruiscono un vero e proprio show, cercando di indagare le molteplici sfaccettature di questo sentimento talvolta misterioso. “O della nostalgia” infatti non è un semplice spettacolo teatrale, ma una trasmissione radiofonica in forma di teatro.
Il palcoscenico si trasforma in un grande studio radiofonico nel quale i due attori, interpreti di se stessi, danno vita e registrano la diretta di un “programma-radio” incentrato appunto sulla nostalgia. Questo tema, tutt’altro che semplice, viene analizzato nel profondo, dalle origini, dai conduttori Angius e Festa, che partono proprio da loro stessi, dalle loro vite, dalle loro esperienze, dalle loro mancanze, per poi aprirsi alle storie di tutti, coinvolgendo in prima persona il pubblico, chiamato ad intervenire, addirittura a esibirsi.
Si procede per punti, piccoli capitoli, che guidano gli spettatori in una scaletta radiofonica costituita da molteplici rubriche che vanno a scandagliare e a cercare di definire cosa sia la nostalgia, il cosiddetto “dolore del ritorno” , quello stato psicologico di tristezza e rimpianto per un qualcosa del passato che si vorrebbe rivivere.
Tra la malinconia per ciò che non è stato e avrebbe potuto essere, per le persone ormai perdute, per i luoghi lasciati, per le prime e ultime volte, dalle loro vicende personali si passa alla rubrica “ospite straniero”, Johannes Hofer, studente di medicina dell’università di Basilea, che dopo aver analizzato le sofferenze dei mercenari svizzeri al servizio di Luigi XIV, nel XVII secolo fa sì che il termine entri nel vocabolario con un accezione di tipo patologico, per poi giungere al rapporto nostalgia-politica, nostalgia e letteratura, nostalgia-amore, nostalgia e musica.
Un vero e proprio viaggio all’interno delle mille sfaccettature impercettibili di questo particolare stato d’animo, un viaggio nel tempo, a ritroso nel nostro passato che, alla fine, è anche un po' il nostro futuro. Si torna indietro con la mente per far riemergere dai cassetti della memoria gli echi e le immagini di quel qualcosa che sappiamo che c’è, che è sempre li con noi, perché in fin dei conti non siamo altro che il frutto delle nostre esperienze passate.
I due attori, con aneddoti divertenti e del tutto personali, battute ironiche e auto ironiche, poesie inventate sul momento, improvvisazioni, si prendono in giro a vicenda, esorcizzano con una risata il rimpianto per le occasioni perse, coinvolgono gli spettatori, li invitano a riflettere, a guardare indietro, li conducono per mano in questa trasmissione, che si fa un enorme contenitore di ricordi, di sogni, di perdite, in cui passato, presente e futuro si mescolano .
Si crea una atmosfera avulsa da una qualsiasi dimensione temporale, dove regnano un “non tempo” e un “non luogo”, una meravigliosa enclave utopica dove poter lasciarsi andare ai ricordi, riviverli, riabbracciarli, riderne, piangere, cullati da quelle melodie che sono sempre rimaste nei nostri cuori.
Matteo Angius e Riccardo Festa si rivelano due eccezionali showman in grado di condurre e soprattutto dare vita ad uno spettacolo originale, mai banale, riuscendo a fondere e far emergere il loro talento di attori, conduttori radiofonici, autori, improvvisatori e la loro intima personalità e profonda umanità.
In un teatro che si fa radio, o meglio in una radio che si fa teatro, “O della nostalgia” è una performance che coinvolge, emoziona, diverte, commuove, guarda al passato con uno sguardo sempre rivolto al futuro, perché essere nostalgici vuol dire avere consapevolezza di ciò che è stato e che fondamentalmente è ancora parte di noi, e si può fare sorridendo, come fa nel finale Angius, o piangendo, come fa Festa.
Uno spettacolo che, una volta calato il sipario e spente le luci dei riflettori, lascia un piacevole senso di nostalgia per le forti emozioni che ha regalato.

Maresa Palmacci 19/01/2016

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