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“Notturno di donna con ospiti”: la visione contemporanea di Mario Scandale, allievo regista della “Silvio d’Amico”

È un viaggio in profondità nei pensieri, nei sogni, nelle paure e nei rimpianti di una donna il testo di Annibale Ruccello “Notturno di donna con ospiti”. Una tragedia famigliare, scritta nel 1983, ma che ancora oggi è di forte attualità. Ecco perché per il suo saggio di diploma Mario Scandale, allievo regista dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, ha scelto di misurarsi con la sfida della sua densa scrittura mettendolo in scena al Teatro Studio “Eleonora Duse”, con Arturo Cirillo ad interpretare Adriana, la protagonista.
Con coraggio e arditezza, infatti, il giovane regista ha creato una cornice alla storia dell’opera di Ruccello, trasformando quello che era un testo di indagine esclusiva sull’animo femminile, in un’opera capace di raccontare anche le fragilità dell’uomo. Sul palco la ricostruzione di una cucina: un frigo, un tavolino, una poltrona e un televisore. Una scena semplice, creata dallo scenografo Dario Gessati, per essere arricchita minuto dopo minuto dai personaggi e dagli oggetti, che ognuno di loro porta con sé, come si conviene agli ospiti.Notturno2
“Notturno di donna con ospiti” è la storia di Adriana, moglie e madre esemplare di una famiglia patriarcale della periferia napoletana. La classica “donna di casa”, che accudisce il marito Michele e i due figli, non curandosi di se stessa. Una sera, però, la routine della protagonista viene sconvolta dall’arrivo in casa di quattro figure che, senza troppe spiegazioni, invadono la sua cucina e la trascinano in una notte folle, fatta di alcool, musica, ricordi, rabbia e tanta tristezza.
L’ “Adriana” pensata da Scandale è una figura doppia sin dalla scelta dell’interprete. Il regista infatti ha deciso di far vestire i panni della donna all’attore e regista Arturo Cirillo, suo maestro in Accademia. Attraverso un’eccellente capacità mimetica, quasi come un camaleonte, l’attore si cala nei panni prima dell’uomo e poi della donna, raccontando anche solo attraverso uno sguardo la complessità emotiva di Adriana, mostrando le frustrazioni di una donna nel sogno di un uomo. L’allievo regista ambienta la storia di Adriana e dei suoi ospiti nei pensieri onirici di un metronotte che, finito il lavoro, nella solitudine di una cucina, si traveste da donna. Cirillo compie ogni gesto del passaggio da maschio a femmina con una lentezza e solennità che si addicono ai riti religiosi. Nel silenzio totale della sala, lo accompagna il rumore di un televisore acceso e mal funzionante. Un suono disturbato proprio come l’animo di questo uomo, che anticipa il turbinio di emozioni contrastanti della protagonista.
Nel sogno, dunque nella vita di Adriana, la scena diventa luminosa e chiassosa. Ogni ingresso di un nuovo ospite viene annunciato da una musica anni ’70, con l’inconfondibile voce di Mina. Per merito dei costumi di Gianluca Falaschi l’atmosfera ricorda le celebri trasmissioni Rai dell’epoca. Notturno1Un’ambientazione nettamente in contrasto con la tempesta interiore dell’animo della protagonista. Cirillo scava in profondità nella personalità della donna e porta in scena tutte le sue sfumature: dalla madre apprensiva, alla moglie gelosa, dalla donna ospitale alla figlia che ricorda la propria infanzia. Sì, perché Adriana, oltre ad essere moglie e madre è stata anche figlia. L’adolescenza sembra non averla mai lasciata e i difficili rapporti con la madre e la mancanza del padre affiorano sul palco, contrapponendosi alla festa e ai balli sfrenati, trasformando la scena in un luogo di dolore e tristezza. Per analizzare nel dettaglio le fragili personalità di Adriana e del metronotte che la sogna, il regista definisce con pennellate accese gli ospiti che invadono la cucina. Alla compostezza, semplicità, riservatezza e incapacità di raccontarsi per paura di essere giudicati della protagonista si contrappongono uomini e donne appariscenti, non solo negli abiti. Le donne, Rosanna (Giulia Trippetta) e Giovanna (Giulia Gallone), sono forti, tenaci, subdole, provocatorie e seducenti. Gli uomini Michele (Luca Carbone), Arturo (Luca Tanganelli) e Sandro (Simone Borelli) incarnano lo stereotipo dell’uomo padrone, sicuro di sé, pronto ad usare la donna al pari di un oggetto, falso e manipolatore. È attraverso l’incontro-scontro con queste figure che emerge la sensibilità di Adriana e il suo animo debole, in un alternarsi di presente e passato, in cui l’unica rassicurazione alla sua vita di compromessi e silenzi arriva dalla calda e accogliente voce paterna (Giovanni Ludeno).
Con il testo di Ruccello, Scandale porta in scena Napoli, ma anche tutta l’Italia. Attraverso il travestimento e la cornice moltiplica i significati del racconto di Adriana conferendogli un valore universale. Il testo diventa una metafora per raccontare le difficoltà degli uomini e delle donne del nostro tempo, di vivere a pieno la propria esistenza, manifestando il loro essere, senza bisogno di temere la propria natura. Attraverso una donna come Adriana, costretta a fingere di essere felice e per mezzo di un uomo come il metronotte, obbligato ad essere se stesso solo nel buio di una cucina, lo spettacolo di Scandale denuncia con delicatezza e un pizzico di ironia la drammaticità del nostro presente. Un lavoro sul testo fatto con intelligenza e consapevolezza della contemporaneità, reso in tutta la sua articolata complessità grazie ad un interprete come Cirillo, che disegna i due personaggi con immagini forti, densità di emozioni e incisività teatrale.

Eleonora D’Ippolito
07/03/2017

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