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Debutta al Cometa Off Mirrorless, una riflessione sul peso e l’indeterminatezza dell’opinione pubblica. Realtà o fantasia?

ROMA - Finzione o realtà? Fervida immaginazione o perversa verità? Al teatro Cometa Off ha debuttato Mirrorless, testo inedito della scrittrice Sabrina Scansani con la regia di Cristiano Ciliberti, in scena dal 19 al 21 giugno. Lo spettacolo racconta un aspetto della nostra contemporaneità interrogando il pubblico sul tema del peso dell’opinione pubblica e dei processi mediatici all’interno dei fatti di cronaca nera. Un palco spoglio, adornato unicamente da qualche sedia e qualche tavolo; un intenso gioco di luci, alternate fra la penombra di intime dichiarazioni e la luminosità di difficili rapporti interpersonali; un costante dubbio rispetto alla vicenda, alimentato dai protagonisti e affidato al giudizio ultimo del pubblico, interpellato e lasciato nell’incertezza.

Mirrorless2Sul piccolo palco del teatro va in scena il dramma di un giovane meccanico, interpretato da Giovanni Alfieri, costretto a rispondere di fronte alla giustizia del presunto omicidio del fratello maggiore, rinvenuto senza vita nella sua stanza un giorno come tanti altri. La narrazione della vicenda comincia in una sorta di ricostruzione degli eventi da parte dell’accusato che, ripetendo fino allo stremo il racconto di quella serata, affida allo spettatore tutti gli elementi necessari della trama, aggiunti uno alla volta in un lungo monologo fortemente emotivo e intrigante. Al suo fianco una figura vestita di nero con una maschera bianca, il coreografo Simone Ripa, mima ogni singola azione descritta, dando movimento a un momento altrimenti immobile, fisso sul protagonista, quasi pietrificato dal tragico ricordo dell’accaduto. È la prima scena, il primo frammento di una storia assai complessa, ma al suo interno risiede già la conclusione ultima, la verità dei fatti, la soluzione del caso; o forse no. Lo spettacolo si divide in sette quadri, ognuno relativo a determinati momenti, dall’interrogatorio al processo, dall’invito in un programma televisivo alla detenzione preventiva in carcere, e in ognuno di questi troviamo un personaggio intento a dialogare con lo sventurato meccanico. Ciascuna di queste figure è interpretata da Lorenzo Affronti che abilmente si trasforma e incarna i diversi interlocutori facendo emergere dubbi e perplessità rispetto al susseguirsi degli eventi. Scena dopo scena lo spettatore conosce più da vicino il protagonista, si costruisce un’idea a seconda delle sue parole e delle sue azioni ed elabora dunque una propria ipotesi su quale sia la verità. Qualcosa però non torna. Le parole si fanno sempre più equivoche, le reazioni ambigue, e la realtà si offusca. Il pubblico osserva un personaggio alle prese con una viscerale necessità di attenzioni che lo porta a confessare un crimine che la giustizia non crede lui abbia commesso, il tutto seguito costantemente dall’individuo in maschera, a tratti simile a un’ombra a tratti più somigliante a una coscienza. Mirrorless1L’identità della figura misteriosa, in parte, è la soluzione dell’enigma. Incarnazione della “verità”, infatti, è l’unica capace di raccontare senza distorsioni la storia, mostrando la realtà, negli ultimi momenti della rappresentazione, all’intera platea e al protagonista stesso.

La storia portata in scena dai tre attori è coinvolgente e raccontata in modo naturale. Il pubblico viene rapito dalla grande espressività di Giovanni Alfieri, perfetto nel suo ruolo di meccanico in bilico fra una tenera sprovvedutezza e una sadica follia, e dal camaleontismo di Lorenzo Affronti, capace di essere cinque persone totalmente diverse nell’arco di un’ora e mezzo di spettacolo. Simone Ripa arricchisce questa intricata storia con la forza della sua coreografia, grazie a un passo e una gestualità efficaci che si mostrano più eloquenti di qualsiasi parola. La sua presenza non risulta necessaria unicamente al finale ma è ciò che dà movimento alle singole scene, l’elemento che completa le interazioni fra i due attori. Un importante riconoscimento va anche a Paolo Falasca e Peppe Spadaro, curatori delle luci, che delimitano attraverso i loro fari lo spazio recitativo, illuminando e oscurando dove necessario e contribuendo a creare un clima di incertezza e di inquietudine che pervade percettibilmente tutti i presenti.
Mirrorless è imprevedibile, indecifrabile ed enigmatico. Uno spettacolo capace di alternare momenti di grande ironia, grazie a dialoghi spesso comici, all’evocazioni di immagini inquietanti e violente, soprattutto nei monologhi e nelle confessioni del protagonista principale. È una rappresentazione che stordisce, genera domande e pretende delle risposte sfondando la quarta parete e interpellando direttamente la sua platea, quarto soggetto in scena in quanto rappresentazione dell’opinione pubblica. Un’opinione pubblica che osserva, ascolta, riflette e giudica, condannando o assolvendo nonostante il dubbio permanga: è tutta verità o è mera finzione?

 

Lorenzo Bartolini 25-6-2019

Foto di Paolo Falasca e Elena Prosdocimo