Una grande e grossa panchina pubblica di legno verde posta in un parco viene contesa da Giulia (Giulia Manzini) e Mirko (Mirko Lanfredini). Di condividerla insieme non ne vogliono proprio sapere: si preferisce averla tutta per sé per potercisi sdraiare su comodamente e schiacciare un pisolino all’aria aperta.
Come cane e gatto, nel tentativo di aggiudicarsela interamente, i due personaggi si punzecchiano, si scaraventano fuori, si spaventano di soprassalto e si infastidiscono con giochi e scherzetti spiritosi. A questo proposito Giulia e Mirko si travestono a turno da ogni sorta di animale: un’ape pungente, un uccello impertinente, un elefante ingombrante, fino a giungere ad un vero e proprio scontro di kung-fu combattuto a ‘colpi’ di grida e versi buffi. Ma niente, “la panchina è tutta mia-ia-ia-oh!” ribadiscono a turno.
Nessuno dei due sembra voler spartire con l’altro nemmeno un quadratino dello spazio. Grazie ad un uso spassoso della mimica facciale e corporale, con dialoghi ridotti al minimo, i due strambi personaggi di “Mio, tuo, nostro. La panchina pubblica”, prodotto da Pandemonium Teatro di Bergamo, diretto da Lisa Ferrari e andato in scena il 9 aprile presso il Teatro Centrale Preneste per le nuove generazioni – una piccola realtà che ha tutta l’aria di rappresentare un attrattivo punto di riferimento per le famiglie del quartiere Pigneto di Roma – riescono pienamente a far ridere di gusto i più piccoli (lo spettacolo è infatti consigliato ai bambini dai 2 ai 7 anni) e, nello stesso tempo, a insegnargli la gioia che risiede nella condivisione.
Le lotte per l’occupazione della panchina si tramutano pian piano in divertenti giochi insieme fatti a suon di tip-tap sincronizzato e filastrocche cantate, alla scoperta del piacere di collaborare e dello stare insieme. L’abile uso dell’espressività della faccia e del corpo, comprensiva di esilaranti esibizioni semi-acrobatiche dei due interpreti sull’orlo della panchina, si rivela essere un modo vincente per rendere il messaggio educativo particolarmente diretto e comprensibile anche ai più piccoli, senza annoiare con troppe parole retoriche. Quella netta divisione tra “mio” e “tuo”, rimarcata gelosamente e canticchiata a gran voce da Giulia e Mirko, diventa un coro unico che, alla fine, intona gioiosamente “nostro”. “Mio, tuo, nostro” è un lampante esempio di come il teatro possa essere un mezzo educativo ancor più efficace delle barbose lezioni a scuola. La panchina verde diventa emblema della Res publica, un bene comune urbano che, appartenendo a tutti noi cittadini, è importante rispettare, curare e usufruirne in modo equo. Non c’è cosa più bella, a fine giornata, di aver trovato un nuovo amico: “Ci vediamo alla nostra panchina!”, esclamano Giulia e Mirko.
Flavia Mainieri 12/04/2017