Sullo sfondo un campo di calcio; undici bambini giocano sognando magari di essere scelti da un grande club e nel frattempo vivono la loro quotidianità; tra loro c'è Giuseppe, la maglia numero 9, un futuro da scoprire e la voglia di dimostrare di esserci. La sua vita si intreccia con le storia di Milano della fine degli anni '70, alla parete un poster di Roberto Boninsegna, colui che ascolta silenziosamente i suoi sogni, i desideri, le speranze. Il racconto di Giuseppe ci catapulta in un passato carico di ricordi, di immagini, di eventi che raccontano una vita, la sua, segnata dal dolore che si mescola alla gioia, da occasioni mancate che diventano opportunità in un percorso di crescita e scoperta. Intorno a lui si muovono la mamma, i fratelli, i compagni di squadra, l'allenatore; e poi tanti altri incontri si aggiungono al racconto in questo viaggio che ci racconta un bambino che diventa adulto, una vita che pian piano si compone come un mosaico, pezzo per pezzo.
Il calcio è una passione sincera, è un gioco ma ad un tratto, potrebbe diventare qualcosa di più; un osservatore della Juve ha visto giocare Giuseppe, vuole fargli un provino. Giuseppe inizia a sognare, a immaginare il suo futuro a Torino con la maglia bianconera e la scritta "Ariston", nonostante la sua segreta e profonda passione per l'Inter; ma questo non può e non deve essere un ostacolo. Poi l'attesa infinita e la speranza che diventa delusione quando quella telefonata tanto attesa non arriva ma come spesso accade da un'occasione mancata può nascere una nuova sorprendente possibilità; si aprono le porte del teatro ma questa è un'altra storia. Gianfelice Facchetti firma la regia, in scena Giuseppe Scordio.
In scena allo Spazio Tertulliano fino al 10 maggio
(Tamara Malleo)