L’ideale per un inizio anno tra risate e spensieratezza è stato precipitarsi al Teatro Manzoni per assistere al divertente e comico “Sogni e Bisogni” di e con Vincenzo Salemme, ultima sua fatica teatrale, in cui una valanga di gioia ha inondato anche gli animi meno giocondi. Impossibile infatti resistere alle battute esilaranti di Salemme e della sua compagnia. Una commedia interamente giocata sullo sdoppiamento di personalità del protagonista Rocco Pellecchia, il quale prova a confrontarsi in maniera del tutto casuale con il suo “pene”, che nella commedia si stacca materialmente dal corpo del suo “titolare” per diventare egli stesso uomo, rivendicando lo status di vero e proprio protagonista.
Lo spettatore assiste così ad un travolgente e spassoso duello teatrale tra i due che hanno visioni della vita completamente agli opposti: grigia, vuota e mediocre quella di Rocco Pellecchia ed esuberante quella del suo alter ego “pene”, vivace ed eccessiva quella del “tronchetto della felicità”, staccatosi dal corpo del suo legittimo proprietario perché depresso per la poca attività fisica. Naturalmente non riveliamo il finale a sorpresa, anticipato da un sotto finale in cui Salemme, novello cantastorie, tiene la scena con un monologo dai toni meno comici in cui fa una riflessione sulla nostra esistenza fatta talvolta di insicurezze e talvolta di eccessi, distinguendo quello che riteniamo appartenere ai sogni da ciò che sono i bisogni.
Come nella migliore tradizione teatrale partenopea il gran finale è dunque preceduto da un momento di morale che però non vuole prendere posizioni radicate né dare giudizi, ma buttare semplicemente un occhio oggettivo sull’esistenza dell’uomo nella società di oggi.
Foto: Federico Riva
Adele Labbate 03/01/2016