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Milano: al Teatro Manzoni parte la stagione con un omaggio a Mario Monicelli, “La grande guerra di Mario”

Il Teatro Manzoni di Milano apre ufficialmente la stagione 2015-2016 sulla scia della memoria e lo fa mettendo in scena, a 100 anni dalla partecipazione dell’Italia al primo conflitto mondiale, la storia commovente del soldato Mario Rossi, destinato a diventare eroe, nonostante sia riluttante alla guerra. Artefice della messa in scena de “La grande guerra di Mario” il bravo Edoardo Sylos Labini, uscito finalmente dal periodo dei “monologhi” su personaggi come D’Annunzio e Nerone, per cimentarsi in un testo corale. Ed il risultato è eccellente. Si tratta di un testo liberamente ispirato al capolavoro cinematografico “La grande guerra” di Mario Monicelli . Sullo sfondo dei combattimenti della prima guerra mondiale, il romano Mario combatte la lotta per la sopravvivenza al fianco del brianzolo Ambrogio e del napoletano Gennaro. Poco lontana dalla trincea, la bella Adalgisa, interpretata dalla sensuale Debora Caprioglio, nei panni di una convincente vedova di guerra, divenuta prostituta sotto falso nome.  Le vicende dei protagonisti si intrecciano in una storia fatta di armi, passioni, violenza e amore. Alla prima è stata molto suggestiva la presenza della Fanfara dei Bersaglieri che ha suonato e cantato alcuni tra i pezzi più celebri, che hanno fatto la Storia della Grande Guerra. Per l’occasione il foyer del teatro ha ospitato anche una mostra di divise storiche dell’Esercito. Insomma, un’occasione per non dimenticare uno dei capitoli più tristi della Storia Italiana. Uno spettacolo ben congegnato, capitanato da un eccellente Edoardo Sylos Labini, per l’occasione anche regista. La drammaturgia è stata integrata da elementi di attualità, nonostante sia rimasta fedele all’architettura testuale di Monicelli. Di fronte ad un uomo costretto alla guerra, il militarismo insensato del suo superiore, il capitano Corti (Marco Prosperini). Mario combatte la propria battaglia di sopravvivenza e diventa lui stesso simbolo e punto d’incontro dell’Italia, condividendo la vita della trincea con i suoi commilitoni: il classico brianzolo Ambrogio Beretta (Gualtriero Scola), un po’ sognatore ed il napoletano Gennaro Esposito (Francesco Maria Cordella), all’opposto del primo, disincantato. Con loro il protagonista vivrà contrasti, spensieratezza ed attimi di sincero trasporto, attraversando un viaggio di solo andata, alla fine del quale non solo il soldato Mario, ma un Paese intero, mediteranno in modo traumatico sulla propria identità. A nulla varrà il piano di Adalgisa e Mario di disertare per fuggire in America, anzi, quando le circostanze lo imporranno, Mario non esiterà a sacrificarsi per salvare la sua donna e i suoi compagni di trincea, replicando alla minaccia di morte di un ufficiale austriaco (Giancarlo Condé) la fortissima e densa di commozione, frase “Guarda come muore un italiano”. Ed ecco che il sipario cala in un religioso silenzio, al quale seguono ripetuti applausi per uno spettacolo in due atti dove attraverso il sorriso amaro, si rivela il carattere di tanti italiani che partirono per il fronte, morendo per la Patria. Uno spettacolo doveroso, in memoria e rispetto di tanti che immolarono la propria vita in nome della Libertà di un Paese. Se oggi ci fossero più “Mario”, forse non saremmo giunti allo stato di crisi attuale.

Adele Labbate 27/10/2015

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