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Milano: al Teatro Elfo Puccini la storia di “Gyula” racconta della gente che ha sempre una seconda opportunità nella vita

Tutti abbiamo conosciuto dei bambini speciali e le loro madri, donne con una straordinaria capacità di amare i propri figli con serie deformazioni e/o gravi problemi di salute con i quali convivono fin dalla nascita. Ma questi stessi bambini, amati dalle madri all’inverosimile, hanno quasi sempre delle doti particolari e così è per il giovane Gyula che orfano di padre, vive con la mamma Eliza in un paese dell’Est, sospeso nel tempo e nello spazio, in una atmosfera tipica dei Coen di prima maniera, anche se l’impianto scenografico ci riporta all’impostazione del cinema di forte impronta teatrale di Lars Von Trier (Dogville). I telai delle porte da dove entrano ed escono i personaggi, segnano la sottile linea del rasoio, oltrepassata la quale, i personaggi devono vivere in un modo o in un altro. Alcuni inizialmente demordono dal superare la soglia, sembrano i protagonisti di certe tele che non vogliono staccarsi dalla cornice. I personaggi di questa storia conducono una vita semplice: Bogdan e Adi sono operai, Messi è capo cantiere, Yury fa il tranviere, Viku il barista, Nina l'ubriacona, il Maestro Jani è un violinista con l'artrite alle mani, sposato con Tania. Sarà il coraggio del giovane Gyula, a sbloccare la situazione degli abitanti del paese. Gyula ama la musica classica ed indovina tutti gli autori ed i pezzi che trasmettono alla Radio Nazionale. Così, i colleghi della segheria, dove Gyula ha trovato impiego, decidono di iscriverlo ad un concorso indetto dalla Radio Nazionale. L’esito è positivo, Gyula vince il concorso ed il suo desiderio più grande è quello di ricostituire l’Orchestra Nazionale di cui un tempo faceva parte il talentuoso violinista del paese, oramai caduto in disgrazia ed in depressione. E quando tutto sembra concludersi malamente, in un’atmosfera comunque leggera, ecco che giunge un finale gioioso dove tutti, anche il violinista, troveranno il riscatto da una vita indegna. Quel paese potrebbe essere ovunque intorno a noi: le storie che coesistono sono quelle delle vite di personaggi che potremmo incontrare, girando anche l’angolo di casa. Uno spettacolo intenso, dove si ride anche tanto, e soprattutto dove la purezza e la tenera ingenuità di un ragazzino, riusciranno a mutare le sorti di una realtà greve. Gyula come in un certo cinema visionario, diviene il fautore di un piccolo e misterioso miracolo che convincerà tutti che è possibile realizzare i sogni e credere che possa esistere sempre un'altra chance per tutti. Arguta l’idea di Fulvio Pepe, di raccontare questa storia servendosi del registro della favola che, come tale, esige sempre un happy end. Se Pepe avesse utilizzato il filone drammatico avrebbe di certo sortito l’effetto di uno spettacolo scontato e pesante. “Gyula” rimarrà in scena al Teatro Elfo Puccini fino al 20 marzo.

Adele Labbate 15/03/2016

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