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Love's Kamikaze: una storia (d'amore) sempre attuale

Fino a domenica 17 Febbraio, presso il teatro Marconi di Roma, è stato in scena lo spettacolo Love’s Kamikaze, regia di Claudio Boccaccini e testo di Mario Moretti. Ad occuparsi delle scene è stata Eleonora Scarponi, dei costumi Antonella Balsamo, delle luci Marco Macrini, delle musiche originali Antonio Di Pofi e delle foto Tommaso Le Pera. Debuttata nel 2005 presso il teatro Eliseo, la storia racconta il conflitto arabo-israeliano, tema che, ancora oggi, risulta essere troppo attuale e frequente alle nostre orecchie. L’idea di rappresentare un amore contrastato è tratto da una storia realmente accaduta.

Due giovani, Naomi di origine ebrea e Abdel di famiglia araba, sono due ragazzi innamorati e felici se non fosse per le diversità culturali e religiose che li contraddistingue. Così, questa romantica ma tragica storia funge da ispirazione per raccontare lo scenario del conflitto israeliano-palestinese e del massacro che questo e le guerre di religione comportano. Una necessità nata soprattutto in seguito all’episodio dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 Settembre del 2001, data che ha lasciato e lascerà un segno indelebile nella storia internazionale del secolo corrente. Ambientato in una scenografia povera ma ricca di sentimenti, dove, un letto, un tavolo con delle sedie attorno, delle stoviglie e una cassetta degli attrezzi da lavoro sono tutto quello che viene proposto agli spettatori. Un amore folle consumato sotto lo scantinato dell’Hotel Hilton di Tel Aviv, presso cui Naomi lavora come receptionist e Abdel come elettricista. Tutto è vissuto di nascosto tra quelle quattro mura. Amore, sesso, discussioni sulle diversità che animano questo conflitto tra i due popoli di cui fanno parte e paura, tanta paura, sono i protagonisti di questa rivisitazione contemporanea di Giulietta e Romeo, interpretati da Marco Rossetti e da Giulia Fiume. Il regista ha dichiarato che, circa dieci anni fa, alla prima rappresentazione di Love’s kamikaze, quello potesse essere il periodo più adatto a raccontare questo tipo di tematica. Oggi, invece, a distanza di tanti anni, la questione arabo-israeliana è, purtroppo, ancora troppo accesa e al centro di numerose stragi mondiali. Il finale e la sorte che questa diversità riserva ai due giovani crea un forte climax ascendente di tensione emotiva nello spettatore.

La scelta di un tragico epilogo è in funzione di dimostrare come i conflitti portino a ingiustizie e sofferenze per tanti innocenti. Lo scopo della rappresentazione è sicuramente quella di sensibilizzare alla pace e di abbattere questo muro d’ignoranza che divide e pone in contrasto molte e diverse popolazioni del mondo. Perciò, il teatro, oltre ad essere luogo e strumento di diletto, è anche un mezzo per combattere le violenze e le ingiustizie in cui ancora oggi viviamo. Il palcoscenico si esprime, ci parla e manda messaggi. E questa volta la portavoce è proprio Naomi, che, dopo esser inizialmente sopravvissuta a un attentato di un kamikaze, grida disperata dinanzi all’intera platea: “Qualcosa deve cambiare!”.

Greta Terlizzi

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