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“La notte in cui Teresa dormì con la morte”, quarto capitolo della saga “Teresa santa puttana e sposa”

Marco Bilanzone e Lorenzo Montanini portano sul palco del Teatro Studio Uno fino al 25 marzo “La notte in cui Teresa dormì con la morte”, quarto episodio della serie ispirata al romanzo di Jorge AmadoTeresa Batista stanca di guerra” che andrà in replica giugno.

È una storia d’amore e di redenzione quella raccontata da Marco Bilanzone, i cui protagonisti sono Teresa, una prostituta che ha ucciso il suo protettore e Emiliano Ghedin, il ricco industriale di Sant’Esolo che l’ha salvata dalla vita di strada rendendola la sua amante. I due personaggi diventano nelle mani dell’autore il mezzo per descrivere una società di una provincia benpensante, perbenista ed ipocrita, per criticare un sistema clientelare in cui anche la giustizia ha il suo prezzo, per parlare di Arte – riprendendo Edgar Allan Poe – come di un qualcosa che esiste di per sé e non per incontrare il favore del pubblico. Dalla penna di Bilanzone fluisce una storia complessa in cui i toni drammatici sanno lasciare spazio alla commedia ed in cui ogni personaggio ha un suo peso specifico. “La notte in cui Teresa dormì con la morte” non è un racconto popolato da eroi ma di persone che, come nella vita reale, non sono né buone né cattive e le cui azioni sono determinate dalle regole della società in cui si muovono.

Senza scadere in facili moralismi l’amore tra una prostituta ed un uomo potente appare agli occhi del pubblico semplicemente come la relazione tra un uomo ed una donna che muta nel corso del tempo. Se in un primo momento Teresa sembra essere legata a Ghedin solo dalla riconoscenza che si può avere verso il proprio salvatore, con il dipanarsi della vicenda la giovane si autodetermina come donna e così anche il suo amore diventa maturo, consapevole e necessario. Lo stesso tipo di percorso è affrontato da Emiliano Ghedin: in un primo momento appare come un uomo laido che trova nel rapporto con una giovane prostituta una fuga dalla sua realtà; il riscatto arriverà per lui nel momento in cui scoprirà che Teresa rappresenta la speranza di una nuova vita fatta di tenerezza lontano dalle costrizioni sociali perché, come dice Teresa, “l’amore è come un manto di velluto che ricopre le imperfezioni dell’umanità”.

Intraprendendo un percorso inverso rispetto a Justin Kurzel che utilizzò per la sua versione cinematografica di “Macbeth” del 2015 la semiotica tipica del teatro, il regista Lorenzo Montanini decide di sorreggere il racconto firmato da Marco Bilanzone con una regia dinamica ed incalzante in cui il ritmo sostenuto di una serie Netflix incontra gli stilemi del teatro classico. Il regista trasforma, infatti, il dottor Cutillo, l’avvocato Quarracello, la domestica Nina e la figlia del dott. Ghedin Marilena nel coro, scegliendo di affidare alla loro voce la testimonianza di questa novella ammantandola di epos. Coerente con lo stile è la scenografia studiata per l’appartamento di Emiliano e Teresa arredato con tappezzerie, mobili pesanti e antichi, candelabri che rispecchiano l’atmosfera decadente di cui è permeata la pièce. Per ricreare il nido d’amore dei protagonisti il posto destinato alla platea viene smantellato ed il pubblico trova posto tutto intorno alla scena trasformandosi in un agente comprimario all’azione: la distanza tra spettatore e attore è annullata; il coinvolgimento del pubblico è massimo.
La drammaturgia interessante di Bilanzone, la regia ficcante di Lorenzo Montanini e le ottime prove di Nadia Rahman Carretto, Alessandro Di Somma, Giuseppe Mortelliti, Riccardo Marotta ed Elena Turco fanno di “La notte in cui Teresa dormì con la morte” uno spettacolo riuscito che riflette la vivacità della scena teatrale contemporanea.

Mirta Barisi 25/03/2018

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