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“La carne è debole”, l’etica è più forte

Giuseppe Lanino - autore e interprete del monologo “La carne è debole” - risolve "Il dilemma dell’onnivoro" posto nel 2006 dal giornalista statunitense Michael Pollan. La soluzione che Lanino offre al pubblico è inequivocabile: mangiare carne e derivati è insostenibile per etica, impatto ambientale e salute umana. Una conclusione drastica che non accetta compromessi, che ricorda l’ultima intervista di Pier Paolo Pasolini dal titolo "Siamo tutti in pericolo".
“Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo », non di buon senso”. Nel caso della scelta vegana il rifiuto di basare la propria alimentazione sulla sofferenza animale è totale, ma la consapevolezza su cui si basa questo gesto umano e allo stesso tempo politico mette le sue radici proprio nel buon senso e nel pensiero critico.
Il monologo parte dall’illustrazione dei meccanismi dell’agricoltura intensiva per poi passare alla zootecnia e all’allevamento intensivo, infine, questa catena alimentare contro natura si conclude nel nostro piatto.
Con l’aiuto di una lavagna, il protagonista ci spiega con precisione matematica l’equazione dell’olocausto animale che si consuma ogni giorno e in ogni parte del mondo, l’inquinamento che ne deriva, lo spreco energetico e alimentare di cui si carnedebolealimenta. Alle statistiche si mescolano con la giusta dose di ironia elementi autobiografici che ripercorrono le motivazioni e le riflessioni che hanno spinto Giuseppe Lanino, giovane studente di veterinaria, a scegliere una filosofia di vita vegetariana e poi vegana. La personale esperienza universitaria ha sicuramente influito in maniera determinante sulla scelta dell’interprete, l’aver visto con i propri occhi le condizioni in cui vengono allevati gli animali che poi diventeranno il nostro pasto è stato fondamentale.
L’incontro ravvicinato con l’industria zootecnica sembra confermare il famoso aforisma di Lev Tolstoj aforisma “Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani” e lo spettacolo vuole farsi strumento attraverso il quale il pubblico possa incontrare – volontariamente o involontariamente – una realtà scomoda che spesso si tende ad ignorare e in questo senso il monologo diventa attraverso supporti video la parete di vetro degli allevamenti intensivi.
“La carne è debole” è un lavoro interessante, personale e scientifico allo stesso tempo, basato su una performance originale che da lectio magistralis passa a narrazione e poi torna lectio, in un’alternanza di registri che convergono tutti verso la stessa finalità: informare. Perché solo la conoscenza può sensibilizzare verso un argomento così delicato e spinoso come il mangiare altri esseri senzienti, una questione così cruda a cui spesso si reagisce voltando la faccia per non guardare dritto negli occhi l’abisso di sofferenza sul quale il nostro sistema culturale-alimentare si fonda. Tuttavia, basandosi su una ricerca scientifica, lo spettacolo risulta essere eccessivamente didascalico, laddove la scelta di lasciare maggior spazio allo storytelling anziché alla lectio si sarebbe rivelata maggiormente funzionale alla discorsività della performance. Eppure in una sede diversa, questo didascalismo sarebbe stato un punto di forza: uno spettacolo che trova la sua ragione d’essere nell’informare e nel far riflettere con spirito critico alla luce delle nozioni acquisite dovrebbe essere proposto come lezione nelle scuole – semplificato nei contenuti scientifici così da risultare comprensibile anche a un pubblico più giovane – in cui far convergere educazione civica ed educazione alimentare.
In questo senso, “La carne è debole” ha un potenziale di forza informativa notevole che non va assolutamente sprecato. Lanino deve cercare di sfondare le barriere di una rappresentazione rivolta a un pubblico già informato e sensibilizzato – come poteva essere quello dell’evento Villaggio Bestiale che ha ospitato lo spettacolo – e indirizzarsi a un pubblico eterogeneo, che ancora non sa o che non vuole sapere.

Imma Amitrano 25/05/2016

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