A distanza di tre anni dalla morte di Massimo Castri, al Teatro Vascello di Roma va in scena "La Cantatrice Calva", dal 31 Marzo fino al 4 aprile. L'opera fu rappresentata al Teatro Metastasio di Prato nel 2011, con la collaborazione di Marco Plini, il cui contributo è stato fondamentale per la messa in scena dell'opera, visto l'improvviso decesso del regista durante le prove dello spettacolo.
Scritta da Eugène Ionesco nel lontano 1950, ha dato il LA alla nascita del Teatro dell'assurdo, la corrente che ha totalmente stravolto la stessa concezione di rappresentazione teatrale per come era prima concepita: al posto di una narrazione con uno svolgimento logico e consequenziale dei fatti, il surreale e il paradosso dettano legge sul palcoscenico. Una storia elementare, come quella di una coppia dell'alta borghesia inglese, che riceve in casa un'altra coppia di inglesi, genere una vicenda completamente senza senso, che ha come unico scopo quello di rappresentare l'incomunicabilità più totale, tra personaggi che non riescono a trovare alcun punto in comune se non l'appartenere alla stessa classe sociale, che li ha trasformati in automi viventi.
Un atto unico di soli dialoghi sconnessi, che suscitanto grande ilarità per il loro andare a ruota libera, ma che non possono che creare situazioni a dir poco inquietanti, come quando suona un campanello per quattro volte ma non c'è nessuno alla porta (almeno per le prime tre). Più la storia prosegue, più le frasi diventano contorte e più le distanze tra i personaggi si fanno marcate: si ride sempre di più, ma le parole si frantumano insieme alla rappresentazione. Le risate aumentano, diventano quasi incontrollate, grazie anche all'incredibile bravura degli attori, ma aumenta anche un senso di confusione e di inquietudine, finendo col sentirsi totalmente spaesati.
Il Vascello è un teatro di quartiere piccolo, ma che ci ha regalato l'occasione di vedere per l'ultima volta il contributo di un grande regista, che ha lasciato un grande vuoto dietro di sé.
(Daniele Zennaro)