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L’orgasmo di Cristo: Simone Castano racconta con troppa sicurezza il pensiero controverso di Wilhelm Reich

Wilhelm Reich è stato tra gli allievi di Freud uno dei più controversi. Studioso del ruolo sociale della sessualità, riteneva che la nascita di tutte le repressioni psicofisiche umane fosse da ricercare nelle repressioni sessuali attuate sin dalla prima infanzia. Dopo essersi trasferitosi negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, alcune sue ricerche sull’orgasmo lo portarono ad affermare di avere scoperto una nuova presunta forma di energia basilare, il cosiddetto "orgone", che avrebbe permeato non solo l’uomo, ma l’intero universo. La repressione sessuale causerebbe, secondo Reich, l’accumulo di questa energia nel corpo, divenendo la causa di malattie non solo mentali ma anche fisiche, tra cui il cancro. Queste tesi, mai dimostrate, furono osteggiate dalla comunità scientifica e Reich venne arrestato e incarcerato in un istituto psichiatrico dove mori nel 1957.
A raccontare il pensiero di quello che Atwood e Stolorow definiscono “una figura tragica nella storia della psicoanalisi” ci pensa Simone Castano, autore e interprete dello spettacolo “L’orgasmo di Cristo” andato in scena al Teatro Studio Uno fino al 3 aprile. Un monologo “schizofrenico” che alterna grottesco e dramma nel tentativo di dare non solo una personale lettura del pensiero di Reich, ma anche di mettere in risalto corrispondenze e agganci delle sue idee nella nostra cultura. Recitato al buio, appena rischiarato da una scenografia audiovisiva non sempre incisiva, il discorso di Castano parte da lontano, dalla Genesi biblica, per passare poi alle teorie su In e Yang, fino ad arrivare a Gesù Cristo, visto come emblema del pensatore rivoluzionario ostracizzato perché richiedeva un cambiamento di pensiero troppo forte per una società assoggettata al potere patriarcale.
Un parallelo affascinante ma rischioso, che fa trasparire la parte più problematica dell’approccio di Castano alla figura di Reich. Lo spettacolo, infatti, va troppo sul sicuro, presentando le teorie dello psicanalista tedesco come certezze e il loro autore come genio incompreso, lasciando fuori qualsiasi dubbio quando forse sarebbe stato più utile dare allo spettatore gli strumenti per farsi un’idea propria. Il ritratto di Reich, pur reso interessante dalla lettura del carteggio tra lo scienziato e il suo maestro Freud, è infatti troppo semplificato e univoco (l’autore accenna appena sia alla componente politica del pensiero di Reich, influenzato dagli ideali marxisti, sia alle più controverse teorie dello scienziato che vedevano coinvolti gli alieni) finendo alla fine per creare nello spettatore più perplessità e scetticismo che curiosità. Dove lo tradisce il testo e la costruzione drammaturgica, Castano sopperisce con la sua abilità di interprete, riuscendo a gestire bene i cambi di tono e a dare coerenza e continuità a un materiale molto eterogeneo. Lo spettacolo rimane un’occasione per entrare in contatto con il pensiero di Reich, che merita di essere riscoperto e approfondito, ma anche messo in discussione con meno certezze.

Gianluca De Santis 06/04/2016

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