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“L’âge mûr nié”: lettere di Camille Claudel al Teatro dell’Orologio

Le mani di Camille Claudel si muovono nell’acqua di un’ampolla posta al centro del palco, dove nuota una creatura primitiva, trasparente e affascinante medusa dall’elegante creatività inquieta, che echeggia il nome della Gorgone dallo sguardo di pietra vestendo di luci diafane, di lettere antiche, il mito mostruoso di una chioma serpente.
Scolpito nella materia immobile, il ricordo della giovane amante, abbandonata da Auguste Rodin e morta in manicomio nel 1943, è plasmato da Federica d’Angelo attraverso la potenza compositiva e alienante della sua scrittura, che ripercorre drammaturgicamente un’esperienza biografica fragile e travagliata, immersa nelle passioni perdute, nell’arte irrequieta, fino alla fine più buia rinchiusa nella cella della sua solitudine. Evoluzione di un primo studio teatrale, debuttato nel 2013 nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale con Elena Russo Arman (circondata della opere della mostra “Rodin. Il marmo, la vita”), “L’Âge mûr nié – Lettere di Camille Claudel” affronta il rapporto tra le parole e il corpo minuto – narrato da una recitazione che enfatizza soprattutto l’espressività degli occhi e l’eloquenza degli arti che forgiano pensieri - della scultrice/musa, tormentata da un’insaziabile assenza. Camille, infatti, non realizzò solo opere nell’Atelier del Maestro, ma visse nelle sue opere, a partire dal sensuale volto di “Baiser”, fino a tentare invano di trattenerlo a sé, nella rinuncia esitante raffigurata sullo sfondo della celebre “L’Âge mûr nié”.

Giulia Sanzone 16/12/2015

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