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Kafka di Nekrosius: indagatore dell'inconscio al Festival Lituano delle arti

Nell’ambito del Flux-Festival Lituano delle Arti, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, è stata portata sulle scene, il 10 maggio, l’opera di Emiunta Nekrosius, "Franz Kafka: Un digiunatore".
Dall’ultimo racconto dello scrittore praghese il regista lituano, insieme alla sua compagna Meno Fortas, estrae uno spettacolo intenso, dalla forte tensione drammatica, ironico sottile e senza dubbio suggestivo. La musica che accompagna le varie scene diventa un catalizzatore che accentua i toni della narrazione, la quale avviene in una scenografia semplice, lineare, dalle fattezze quasi ordinarie: dalla presenza delle sedie in segno, al pianoforte che impera sulla destra del palcoscenico.nekrosius 3 Il racconto e di conseguenza la messa in scena teatrale mettono in evidenza un dialogo, un ragionamento sul proprio inconscio, sulla capacità di sapersi destreggiare tra la fame di gloria e l’inattesa vacuità dell’indifferenza. Il cibo di cui si nutre il “Mastro Digiunatore” è da identificarsi nella volontà di voler primeggiare, di voler essere riconosciuto per una straordinaria capacità, non comune, non ripetibile e per questo unica.
I lunghi digiuni che avevano reso famoso l’artista, in una commistione di pietà e ammirazione da parte dei suoi spettatori, divengono il frutto di una performance da baraccone, chiuso in una gabbia come le bestie del circo nel quale si rifugerà per riacquistare la notorietà perduta, il Digiunatore verrà dimenticato, cadrà nell’oblio, nascosto nel comodo giaciglio di paglia che spesse volta aveva accolto le sue leggere membra.
Un’interpretazione, quella di Meno Fortas, toccante e dall’espressività marcata, capace di barcamenarsi tra guizzi di follia e momenti di alienante tragicità. 
In un susseguirsi di rituali che impegnano i quattro interpreti e dialoghi interiori lo spettacolo si consuma in un’angoscia palpabile, che lo spettatore avverte sulla propria pelle, un’angoscia che deriva dall’introspezione, dall’immedesimazione inevitabile e repentina che cresce nel corso del dramma. Nekrosius, quindi, ha saputo riportare visivamente ciò che l’autore della Metamorfosi, aveva comunicato attraverso la sua penna incalzante e profonda: quella capacità di indagare l’animo umano nei suoi aspetti più oscuri, dolenti e inquieti.

Ilaria Costabile 14/05/2018

 

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