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“Intervista ai parenti delle vittime”: al di là della TV del dolore

Una bellezza eterea entra in scena. Indossa una sottoveste bianca, in quella che sembra essere la sua casa. Ci sono scarpe, oggetti, abiti da sera, lasciati lì quasi a segnare le tappe di una storia. Si sta preparando a uscire e indosserà il vestito più bello. Aleggia, però, un senso di angoscia. Si scopre quasi subito che la donna è la sorella di una ragazza, trovata cadavere per un'overdose, sulla panchina di una chiesa. L'evento ha scatenato grande scalpore nell'opinione pubblica, a tal punto che, con la madre, è diventata protagonista di una trasmissione televisiva, una di quelle che sadicamente scavano nelle vite degli individui e di coloro che hanno perso. È inquieta e si muove freneticamente per la stanza, parlando apparentemente da sola. In realtà il suo è un dialogo ipotetico con la sorella, di dieci anni più piccola di lei.Intervista01
Chi sono i volti che parlano dei propri parenti morti e hanno solo parole d'amore? Come è possibile che tutti coloro che se ne vanno acquisiscano una santità terrena? "Intervista ai parenti delle vittime", spettacolo di Giuseppe Manfredi, interamente interpretato da Melania Fiore, è un racconto sincero. È la verità di un rapporto tra sorelle difficile e tormentato, nonché viziato dall'invidia e dal rancore della più grande nei confronti della piccola. «Tu eri la preferita. Io ero sempre l'altra. Tu eri quella sempre allegra. Io ero malinconica», lo ripete spesso la protagonista, spegnendo e riaccendendo più volte un televisore immaginario, con la voglia di vedersi in TV, ma anche il timore di scoprire il suo volto poco segnato dal dolore. L'amore corre sotterraneo, ma è soffocato da anni di conflitti. Non si conosceranno i nomi delle protagoniste e questo permette agli spettatori, nel caso, di identificarsi con la storia narrata e di rivedere in se stessi quanto di vero ci sia in quelle parole pronunciate sul palco, tra i timidi e riservati cambi d'abito della donna. Perché certi pensieri, certi sensi di colpa hanno un sapore indicibile quando si tratta di fratelli. Si coltiva sin dall'infanzia un sogno di genuinità dell'amore che inevitabilmente si scontra con le ripicche, con i caratteri, con i padri e le madri, la cui cura sarà differente dall'uno all'altro fratello. Manfredi lo racconta in modo efficace, facendo sì che la sua attrice interpreti momenti di intensa mestizia e momenti di rabbia furiosa, incarnando, così, una radicale ambivalenza del rapporto fraterno, che viaggia sul filo delle gelosie, ma anche dell'affetto. Il tutto accompagnato e impreziosito da un testo intensamente poetico, a controbilanciare la violenza e la forza delle emozioni contrastanti che vanno in scena sul palco.
Altra interessante peculiarità dello spettacolo risiede propriamente nello sguardo dietro le quinte gettato sulla verità al di là della macchina da presa della TV, e ci restituisce quell'umanità, che spesso viene neutralizzata dalla retorica della vittima e dell'amore familiare, un'umanità che è fatta di piccole cattiverie, di vendette, o di palesi lotte, dentro gli sguardi contriti di un dolore che, alle volte, per tante ragioni, è quanto meno forzato a favore di telecamere.

Milena Tartarelli 27/03/2017

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