In scena al Fringe Festival di Roma “Maredentro”, diretto e interpretato da Gianni Tudino, è un dipinto che si fa racconto attraverso un’intensa recitazione.
Lo spettacolo è incentrato sul tragico episodio del naufragio della fregata francese Méduse, e sui molti cadaveri del cui sangue il mare si è macchiato. L’attore in scena interpreta il celebre artista Théodor Géricault alle prese con la sua opera, alla ricerca della giusta ispirazione; egli, come fosse anche lui un naufrago sopravvissuto, in un solitario monologo con se stesso e il pubblico esprime la sua turbolenta difficoltà nel poter restituire quel dramma riascoltato tante volte.
Si domanda e domanda allo spettatore quanto valga il dipinto e quanto il racconto, nella finitezza della nostra esistenza che muta e che in un solo attimo può svanire. Con lo sguardo spesso fisso in lontananza, ci mostra come l’arte assume forme diverse seppur le storie siano sempre le stesse, quelle dell’uomo che, come un piccolo granello di sabbia, resta quasi invisibile difronte alla sconfinata grandezza creata dal mutuo esistere di terra e mare. E’ così che “Maredentro” diventa la metafora del naufragio dell’individuo, che come un reduce è per sempre in questa vita inconsolabile.
L’artista si attorciglia al cavalletto della tela come fosse la sua zattera, la sua salvezza e la sua maledizione al contempo. Gianni Tudino interpreta la pièce calandosi perfettamente nell’inquietudine di uno di quei tanti uomini spiazzati dall’immensità del mare e traditi dal buio mortale della notte, e al tempo stesso nell’irrequietezza del pittore che con dedizione tenta di restituire la storia attraverso il pennello, e col suo folle genio cerca di cristallizzare quell’attimo affinché l’arte possa renderlo eterno.
Giada Carlettini 24/06/1985