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“Il Sorpasso” di Dino Risi dallo schermo al palcoscenico del Teatro Quirino : il dolce amaro percorso di un viaggio esistenziale

Il celebre capolavoro di Dino Risi, “Il Sorpasso”, film che più di tutti ha segnato il successo della commedia all'italiana, divenendone il simbolo e il manifesto, prende vita sulla scena nell’entusiasmante, omonimo, spettacolo in scena al Teatro Quirino, con la regia di Guglielmo Ferro.
I fotogrammi, le inquadrature, le immagini e i personaggi che animavano e costruivano l’intreccio filmico, vengono riproposti in una versione teatrale fedele e coerente.
Sembra di ritrovarsi catapultati nell’atmosfera di quella calda estate degli anni ‘60, tra la melodie briose di “Guarda come dondolo” e di “Pinne fucile ed occhiali”, tormentoni musicali di quel periodo, e le avventurose vicende dei protagonisti che dallo schermo prendono invece corpo e vita sul palco.
Ecco lo scaltro Bruno Cortona irrompere direttamente tra il pubblico per il primo e fatidico incontro con il giovane ed ingenuo Roberto Mariani, il giorno di un desolato ferragosto romano. Una conoscenza casuale, eppure determinate per i destini di entrambi, cha dà il via a un rocambolesco viaggio in auto da Roma a Castiglioncello, in cui i due pian piano si aprono sempre più, lasciandosi andare a intime confidenze e pensieri profondi, che rivelano la loro netta e abissale differenza.
Sono due uomini diametralmente opposti, l’uno all’apparenza forte, sveglio, furbo, esperto della vita e dei suoi meccanismi, pronto a coglierne ogni istante e piacere; l’altro timido, insicuro, impaurito, immaturo. Un incontro-scontro psicologico e caratteriale a bordo di una fiammante Lancia Aurelia super compressa, la quale spicca sulla scena, sfrecciando a suon di clacson tra le vie della città eterna che scorrono come cartoline proiettate sullo sfondo, per poi lasciare il posto alle strade di campagna, ai sentieri di Grosseto, ai panorami della Versilia .
Un road movie che diventa uno dei rari è riusciti esempi di “road theatre”, in cui trova posto il caleidoscopio di personaggi con i quali i due si imbattono nel loro tragitto, passando per i parenti di Roberto , la famiglia di Bruno, fino all’intimo e toccante dialogo sulla spiaggia e il tragico finale. Sulle note dell’emozionante “Se telefonando” di Mina , una carrellata di icone di quegli anni scorre e si rincorre accompagnando in un commuovente crescendo il drammatico schianto.IlSorpasso
“Il sorpasso” si rivela, quindi, un’ottima trasposizione scenica di un vero e proprio cult della commedia all’italiana, di un’ opera che si pone come manifesto di un’ epoca di rinascita, di un boom economico che celebrava il trionfo del progresso, celando tuttavia profondi vuoti interiori, grazie ad una regia che è riuscita a ricreare in scena, con una scenografia mutevole, i luoghi e le situazioni del film originale, e all’interpretazione dell’intero cast.
Protagonisti assoluti risultano naturalmente Giuseppe Zeno, impeccabile nel ruolo che fu di Vittorio Gassman, del quale riesce a riprodurre la stessa cadenza, timbrica, intonazione, mimica e gestualità, padroneggiando la scena da vero mattatore, e Luca Di Giovanni nei panni di Roberto (Trintignant), di cui riesce a rendere tutta la sua anima introspettiva, con misura e delicata sensibilità.
Uno spettacolo ben costruito che riesce nell’ardua impresa di traslare un prodotto del cinema a teatro, evidenziandone tutta la sua carica emotiva e psicologia. Un quadro socio culturale, tra mode e tendenze, un toccante percorso di iniziazione alla vita, un duello psicologico giocato sui 130 kilometri orari, in cui centrali sono le personalità dei protagonisti, emblemi di due identità della nazione giunta a un bivio : la prima, legata a seri principi, si avvia verso la morte lasciando spazio alla seconda Italia furbesca, individualista e amorale. Sono come un moderno Pinocchio ammaliato da un maturo Lucignolo, entrambi desiderosi di cancellare le loro debolezze appoggiandosi sull’altro, su quell’estraneo non giudicante, pronto solo ad ascoltare e consigliare. “Il Sorpasso” è una strada avventurosa, gioiosa, imprevedibile, beffarda, crudele. Un viaggio iniziatico e metaforico che racconta gli scricchiolii della società, attraverso una risata fragorosa, che lascia l’amaro in bocca e spinge a riflettere.

Maresa Palmacci 26-02-2017

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