Barbara De Rossi
MEDEA di Jean Anouilh
Traduzione di Giulio Cesare Castello
Regia di Francesco Branchetti
con
Carlo Caprioli
Tatiana Winteler
Lorenzo Costa
Fabio Fiori
Musiche di Pino Cangialosi
Scene e costumi di Clara Surro
È partita la stagione estiva del teatro romano di Ostia Antica, sotto la direzione artistica di Pietro Longhi: dieci appuntamenti con le opere dell’età classica, da Aristofane a Menandro, da Ovidio a Plauto. A concludere la rassegna, il 6 e 7 agosto, Giorgio Albertazzi in “Le memorie di Adriano”, di Marguerite Yourcenair, con la regia di Maurizio Scaparro.
Emblema della passione e della spietata sete di vendetta, Medea è uno dei più controversi personaggi della mitologia greca: con la sua violenza rabbiosa e disperata ha ispirato la nascita di immense tragedie, opere musicali, dipinti, film. È il simbolo della fragilità della natura umana, dove si fondono sentimenti estremi e contrastanti, in una lotta estenuante e senza pace.
Quello di Medea è un mondo oscuro di passione brutale e animale, dove l’amore incondizionato si tinge del nero della morte, del rosso del sangue. Non c’è luce nella vita di Medea, tanto stregata da tradire il padre e uccidere il fratello per il suo amato Giasone. Dieci anni d’amore, dieci anni di uccisioni, di fughe, di eccessi. Poi l’arrivo a Corinto.
Giasone è stanco di fuggire, è stanco di lottare. Accetta di sposare la figlia del re Creonte. Abbandona la sua donna, consapevole che non potrà mai fare veramente a meno di lei. La disperazione di Medea è una morsa allo stomaco, è odio cupo e doloroso, e allo stesso tempo dolcezza disarmante e infantile.
Non si arrende all’abbandono, Medea, non si arrende alla solitudine. E la vendetta è l’unica arma che conosce per difendersi. E per dannare se stessa insieme a Giasone. Uccidere i suoi stessi figli: un’ultima, estrema follia per punire l’uomo che ama.
Francesco Branchetti sceglie l’opera di Anouilh per rappresentare il dramma di Medea, un testo capace di evidenziare l’intricata psicologia dei personaggi in una riscrittura modernista della tragedia greca.
E nella sua regia Branchetti esalta questi due aspetti: i caratteri sono delineati con precisione, sottolineandone l’umanità e l’attualità, mentre la recitazione ritrova, spesso, la potenza della declamazione tragica.
Barbara De Rossi torna al teatro senza risparmiarsi. Si dona completamente sul palco, energica, sensuale e bellissima: sono palpabili le sue emozioni, la sua fatica fisica, il suo lavoro di ricerca, la sua esperienza di donna.
Chiara Bencivenga 10/07/2015
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