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Generazioni: chi non conosce la Storia non conosce se stesso

Un paesino in Lazio, seconda guerra mondiale.
Una ragazza rimasta sola ospita nella sua stalla un soldato spaurito e affamato. Non le importa se è un fascista o un alleato: è un essere umano in difficoltà a prescindere dalla divisa che indossa. Una notte lui entra in casa e avviene ciò che si erano detti solo con gli occhi. Morirà fucilato poco tempo dopo e lei darà alla luce una bambina che non conoscerà mai suo padre.

Roma, 1968.
I comunisti raccolgono in eredità gli ideali della Resistenza e la figlia della guerra cresciuta senza padre, ormai adolescente, non può non prendervi parte. Slogan inneggiano alla rivoluzione, le parole di Francesco Guccini sono Vangelo per i ragazzi e Impegno è la parola sulla bocca di tutti. È in quest’atmosfera che la ragazza conosce la città, la politica e l’amore.

Roma, oggi.
La nipote della donna che accolse il soldato è cresciuta e sogna di diventare un’attrice. Ma si scontra con un mondo totalmente diverso dagli ideali umani e sociali in cui è stata cresciuta da sua nonna e sua madre e in cui imperano arrivismo, ipocrisia, maschilismo, falsità a cui oppone i suoi valori familiari.
La storia delle donne della famiglia è narrata grazie alle domande insistenti della nipotina e filtrata attraverso il suo sguardo, come una matrioska Alessandra Cappuccini ingloba in un monologo la storia di tre figure femminili che diventano l’emblema di tre Generazioni.
Coraggioso che a guardare la Storia da un punto di vista di genere sia finalmente un uomo, il regista Mario Umberto Carosi, il quale dimostra che un punto di vista di genere non coincide necessariamente con l’appartenenza al genere femminile di chi guarda, smentendo un luogo comune tanto radicato quanto errato.
Interessante spettacolo della compagnia Circomare Teatro – Lazio di Commedia dell’Arte Contemporanea che offre molteplici spunti di riflessione senza mai affaticare lo spettatore.
E tra questi inevitabilmente c’è il femminicidio, perché sempre più spesso quando si parla di donne si parla di cronaca nera e la protagonista dolcemente intona una canzone sulla miserabile fine di una ragazza che non ricambiò l’amore di un uomo. Un linguaggio diverso per trattare un argomento tragico divenuto quotidiano e che rimbomba nelle orecchie come un ritornello che non si può fare a meno di cantare.
Forse, le cose più crudeli vanno canticchiate per non essere dimenticate.

Andato in scena al Teatro Planet di Roma in occasione del Doit Festival

Imma Amitrano 23/03/2016

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