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Gabriele Lavia e Federica De Martino sul palco di El Jem (Tunisia) per la quarta edizione del Fortissimo Fest

Dall’aeroporto di Tunisi alla città di Mahdia ci sono circa tre ore di strada e proprio qui si tiene la conferenza stampa del Fortissimo festival, kermesse musicale che dalla Calabria trasloca in Tunisia. Quasi al termine della presentazione, ecco giungere l’ospite d’onore, Gabriele Lavia, stravolto dopo il lungo viaggio inaspettato, ma sempre scherzoso. Sarà lui ad aprire questa quarta edizione dedicata ai maestri Ennio Morricone, scrittore di musiche da film, e Pierpaolo Pasolini, scrittore di musiche per i suoi film. Lavia ricorderà Pasolini ricorderà leggendo alcune poesie insieme a Federica De Martino, sul palco di El Jem (città del governatorato di Mahdia), il terzo anfiteatro romano più grande al mondo. Ad accompagnarli, il Quintetto d’archi dell’Orchestra Filarmonica della Calabria e i giovani tunisini dell’Orchestra Solistes de Megrine.
La sua è quasi una sfida: «Pasolini ha una poesia “agra”, non facile da capire per una cultura diversa dalla nostra». Tra i componimenti da lui selezionati, infatti, Supplica a mia madre, A un Papa, Serata romana, Verso le Terme di Caracalla, Trionfo della morte. Sfida accolta dal pubblico e vinta, perché il giorno del debutto, la platea è piena. I componimenti, infatti, raccontano una Roma “antica” che trova casa in questo antico teatro tunisino.
Dopo le letture, una breve pausa; salgono sul palcoscenico i sessanta musicisti delle due orchestre, diretti dal maestro Filippo Arlia che, con la sua bacchetta, a tratti magica, fa rivivere Ennio Morricone con le colonne sonore di Mission, Metti una sera a cena, Per un pugno di dollari, C’era una volta il west.
Il peperoncino, simbolo del Fortissimo festival, brucia, infuocando l’anfiteatro di El Jem e gli spettatori, fieri dei propri giovani sul palco. Tra questi il quattordicenne Adhem Kahlia, talentuoso violinista che, da quando aveva otto anni, trascorre ogni giorno 6 ore in autobus per andare a studiare da Tunisi al conservatorio.
Un fuoco, quello per l’arte, che arde, unendo e avvicinando due popoli e la loro cultura.

Elisa Sciuto  28/09/2022

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