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Al Teatro Libero di Milano si consuma la tragica storia di Frida K e del suo doppio

Al Teatro Libero di Milano debutta in Prima Nazionale “Frida K” di Giorni Dispari, il primo spettacolo delle Residenze Urbane TLLT (Teatro Libero, Liberi Teatri). Lo spettacolo, che alle giornate milanesi ha registrato il sold out, è un piccolo affresco sulla vita, gli amori e la morte della celebre pittrice messicana, divenuta una delle icone del ventesimo secolo. La regista Serena Nardi pone lo sguardo sull’artista in relazione al suo rapporto con la Morte, sua compagna di tutta una vita. La Morte infatti è co-protagonista nella vita dell’artista fin dalla gioventù, che le venne rubata a soli 18 anni, quando fu vittima di un terribile incidente che la costrinse a sottoporsi a continui interventi chirurgici e a continue sofferenze fisiche e psichiche. Così, immaginando un alter ego, la Morte, interpretata dalla stessa Nardi, Frida K (Sarah Collu), scorre la sua vita come un album di sofferenze, dolori e passione. E proprio quest’ultima, la passione per un uomo, Diego Rivera, le sarà fatale. Lui rappresenterà, nonostante i ripetuti tradimenti, lo sposo e l’uomo di tutta una vita e continuerà ad esserlo anche dopo aver scoperto il marito a letto con la sorella. A seguito di questo episodio il divorzio fu inevitabile. In una esistenza contrassegnata dal dolore, la costante è rappresentata dalla Morte, dal momento in cui ebbe l’incidente, ai ripetuti aborti a causa di un ventre tormentato, dai tradimenti del marito, ai tentativi i suicidio fino ad un giorno di luglio del 1954 che le fu inesorabile. Di certo l’incidente sarebbe stato fatale nella sua vita che cambiò drasticamente. Quello che viene tratteggiato dalla Nardi è difatti un personaggio che si rinchiuse in una profonda solitudine e che ebbe solo l'arte come unica finestra sul mondo. Frida K. nelle sue pitture non racconta i suoi sogni come molti hanno a lungo sostenuto definendola pittrice surrealista. Lei piuttosto dipingeva la sua realtà, quella del suo corpo martoriato, sottoposto a ben 32 operazioni. La pittrice era solita dire: “Aspetto con gioia la partenza. E spero di non tornare mai più”. Ma c’è da fare poco affidamento a queste sue dichiarazioni. La Kahlo, nonostante tutto, era una grande amante della vita, altrimenti non si spiegherebbero i numerosi tentativi di suicidio non andati a buon fine. Frida amava il canto, la musica, i colori ai quali affidava un sentimento specifico. Lo spettacolo della Nardi piace perché attraverso uno splendido lavoro di connessione delle testimonianze autografe dell’artista (lettere, poesie, diario), vengono ripercorse le diverse stagioni della presenza terribile che fu la “nera signora”. La vita in lei era così forte da non volerla lasciare andare. Lo spettacolo si avvale anche di alcuni filmati sui luoghi di Frida, la sua casa, il suo giardino, le foto di lei e Rivera. Quello che trapela è il velo di solitudine e tristezza di una donna che non è riuscita a trovare ancora una meta al suo viaggio anche dopo la morte. Complici i suoi quadri. Nei suoi ritratti infatti raffigurò molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita, il più importante dei quali fu senza dubbio l'incidente del 1925. I suoi quadri sono stati il prodotto della sua vita che lei cercava di rendere accessibile attraverso il simbolismo. Lo spettacolo unisce diversi linguaggi artistici e si avvale di musiche originali del giovane compositore Alessandro Cerea e di video di Vittorio Bizzi, girati integralmente in Messico, e in gran parte nella casa museo Casa Azul. Di certo siamo di fronte ad una lettura diversa del personaggio iconico di Frida Kahlo, non un’analisi delle sue opere pittoriche, né ad una narrazione dei fatti biografici che hanno segnato la sua esistenza, quanto piuttosto ad un viaggio attraverso il suo intricato mondo esteriore e interiore, immersi nella personalità forte, appassionata, di una donna marchiata dalla tragedia, che non ha comunque mai smesso di lottare, e di amare la vita stessa, quella vita che non è stata per niente benevola e anzi l’ha continuamente sfidata. Oggi mancano donne come Frida, mancano personalità forti che nonostante la sofferenza, non si tirano indietro e continuano a lottare per stare al mondo.

Adele Labbate
02/11/2016

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