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Elektra al Teatro Comunale di Bologna, ribelle antinazista

È una “Elektra” rivoluzionaria antinazista quella messa in scena fino al 22 novembre, al Teatro Comunale di Bologna, per la regia di Guy Joosten e la direzione di Lothar Zagrosek. L’opera, scritta da Richard Strauss nel 1909 sul libretto di Hofmannsthal, tratto dal suo omonimo romanzo, è una tragedia femminile, quella di Elettra e di Clitennestra che, entrambe infelici, si odiano e si compatiscono a vicenda.
Di fronte a noi, nel meraviglioso teatro avorio e d’oro, un muro di una fortezza, le ancelle si preparano e indossano le loro divise grigie con i giubbotti antiproiettile e imbracciano i mitra, qualcuna invece vestita in bianco sembra più un’infermiera. Commentano gli incubi della regina e parlano di una perfida gatta selvatica (“wilde katze”), riferendosi a Elettra.
Siamo alla corte di Agamennone (nome che risuona e costruisce la cornice musicale dell’intera opera), ucciso dopo la guerra di Troia per mano della moglie Clitennestra e del concubino Egisto, che ora hanno preso il comando del palazzo, rendendolo più una prigione che una dimora. Come in galera, sorvegliate dalle guardie, si trovano le figlie Elettra e Crisotemide, in attesa che torni il loro fratello Oreste per vendicare il padre. Crisotemide accetta passivamente la realtà, mentre Elettra vive relegata come una serva, una belva nel cortile del palazzo, con l’unico scopo di compiere un giorno la vendetta, ammazzare la madre ed Egisto.
Il bagaglio armonico dell’intero lavoro rispecchia proprio questo duello sopito, la guerra di intenti e paure che si combattono le due donne, la madre e la figlia. Accordi dissonanti e alterati determinano una musicalità mossa, discontinua, nervosa che insieme al disordine tonale sembrano rappresentare la psicologia di Elettra, la sua sofferenza, le sue ire, l’istinto omicida. Gli alti e bassi generano un’oscillare di emozioni, rese commoventi dalla voce del soprano Elena Nebera.
L’allestimento, che traspone il mito greco nel periodo nazista, non sembra a questo punto cozzare con la guerra di suoni e sentimenti: i temi della ribellione, del desiderio di libertà, che nascono con la tragedia greca vengono ricollocati al loro posto, evitando i cliché legati all’opera. Come spiega il regista, lo stesso Hofmannsthal si raccomandava “di rifuggire le riproposizioni archeologiche e le evocazioni della classicità”.
La vendetta sta per compiersi, e tutta quella tensione accumulata sfocia in una strage: tornato Oreste al palazzo, ammazza la madre, Egisto e tutte le guardie: Elettra inizia la sua danza di gioia e stremata può terminare la sua esistenza, soddisfatta della missione compiuta.
Il regista qui ci regala un’immagine forte, di guerra e morte, che sembra avere un attaccamento alla contemporaneità non trascurabile. Nello sfondo, sulle mura del palazzo compare un ammasso di corpi morti, camice bianche rinsanguate, soldati uccisi. Il palazzo ormai è stato liberato.

Allestimento del Teatro Comunale di Bologna dal Théâtre de La Monnaie / De Munt Bruxelles e Gran Teatre del Liceu Barcelona, Orchestra e Coro del teatro Comunale di Bologna.

Silvia Mergiotti 21/11/2015

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