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Due spaventapasseri innamorati “Sul tetto del mondo”

Trent’anni di vita insieme, venticinque dei quali trascorsi, tra una tournée e l’altra, al podere “Le Ariette”, in località Castello di Serravalle, in provincia di Bologna. Qui Paola Berselli e Stefano Pasquini hanno creato il loro piccolo, grande universo, fatto di amore, di “gioie e dolori”, di lavoro della terra, insieme ai loro animali. Sopra “Le Ariette” c’è il colle più alto di tutta la valle: lì, lontano dal frastuono delle città, da una vita frenetica che spesso divide le persone, sembra di stare sul tetto del mondo. Paola e Stefano spesso salgono in cima e da quell’altezza contemplano il panorama e tutta la loro vita insieme. In silenzio. Sono colleghi, amici, amanti, compagni di un viaggio che si chiama teatro.
Un teatro di “condivisione” come per “Sul tetto del mondo”, in scena dal 24 al 29 maggio al Teatro India di Roma. Non uno spettacolo in senso stretto, ma una festa alla quale il pubblico è invitato per celebrare il loro lungo percorso di vita e tetto2d’arte. Una condivisione che appare subito evidente dal profumo di “casa” che travolge il pubblico appena entrato in sala. Al centro dello spazio scenico un pentolone per preparare la polenta per i loro ospiti: la gente che ogni sera Paola e Stefano incontrano e che invitano nel loro mondo.
Profondamente innamorati l’uno dell’altra, lo si legge nei loro occhi, nel modo toccante in cui si guardano; non c’è finzione scenica ma solo voglia di raccontarsi senza riserve. La loro vita scorre su uno schermo: filmati privati di vita quotidiana, di cene con gli amici di sempre o con chi si è imbattuto per caso nel loro lungo percorso; i cani, le pecore, la loro casa, i loro terreni. La fatica di una vita che va “coltivata”, protetta, come due spaventapasseri fanno con i campi.
“Non voglio sopravvivere alla tua morte. Se avessi una seconda vita la vorrei vivere con te” si dicono reciprocamente. Le loro parole delicate, quasi strazianti, raccontano l’esistenza di ognuno di noi: i sentimenti profondi che spesso non siamo in grado di esprimere, le frasi che non abbiamo avuto il coraggio di dire o che confessiamo a bassa voce, quando, tra le braccia di un nostro caro, cerchiamo conforto, rifugio dal dolore, dalla stanchezza.
Sembra quasi troppo. Troppo intimo, quasi indiscreto. Arriva un momento in cui cominci a pensare che forse questo idillio fatto di amore, lacrime, abbracci e Sigur Ròs sia al limite dello sdolcinato. E Paola e Stefano lo sanno e immediatamente cambiano registro. Continuano a raccontarsi, ma parlano della loro casa, il loro nido per scaldarsi, nutrirsi, ripararsi dal gelo. I tetto3compromessi che una vita insieme necessita, le piccole interferenze quotidiane che diventano motivo di gioia, di dolcissimo scherno, di amorevoli piccoli litigi. Come la libreria Ikea di Paola, che Stefano non voleva comprare per non sacrificare i mobili antichi (“e brutti” confessa lei), o l’idea di Stefano di coltivare un campo sconfinato solo per creare la scenografia per uno spettacolo (“6000 ettari di terreno; 300 kilometri ogni giorno, andata e ritorno. Siamo dei coglioni!”).
Difficilmente uno spettacolo riesce a scaldare così il cuore senza raccontare nulla di più semplice della vera vita d’amore tra due persone. Difficilmente si ha la possibilità, a spettacolo finito, di prendere un piatto e mangiare polenta con ragù o lenticchie, bere un bicchiere di vino e chiacchierare con i due attori, che gironzolano tra i loro ospiti, continuando a raccontare. Dice bene Stefano, “non so bene come iniziare questo spettacolo, perché non è uno spettacolo, è una festa”. Parlare di “Sul tetto del mondo” è difficile quasi altrettanto, perché è come cercare di raccontare una vita intera. È piacevole lasciarsi scivolare addosso il cinismo che avvelena l’anima e arrendersi all’evidenza che l’amore esiste e c’è chi lo ha trovato, lo ha difeso, coltivato e nutrito. Paola e Stefano sono riusciti a ritagliarsi in questo mondo un amore e una felicità talmente reali da reggere uno spettacolo senza far altro che raccontare se stessi.

Giuseppe Cassarà, Caterina Sabato 27/05/2016

Per approfondimenti sulla drammaturgia delle Ariette: https://www.recensito.net/index.php?option=com_k2&view=item&id=14987:dopo-pasolini-al-teatro-india-amare-mangiare-riflettere-col-teatro-delle-ariette&Itemid=121

Leggi l'intervista alle Ariette: https://www.recensito.net/index.php?option=com_k2&view=item&id=14988:il-teatro-umano-delle-ariette-intervista-a-paola-berselli-e-stefano-pasquini&Itemid=145 

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