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“Doppio Sogno”: l’impervio viaggio nell’inconscio

“In fondo solo questo mi interessa: raccontare (ancora una volta) i crimini, anche solo della fantasia. Mettere in scena la follia di chi, ad un certo punto della sua vita, è convinto che il dolore che subiamo, in verità, sia la punizione meritata a quel nostro abbandonare, tradire, violare chi ha scelto di essere, per sempre, nostro.”

Con queste parole il regista Giancarlo Marinelli spiega il perché ha scelto di portare in scena proprio “Doppio Sogno”, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, un’intrigante novella da cui Stanley Kubrick ha realizzato nel 1999 il suo ultimo capolavoro, “Eyes Wide Shut”.

Ieri sera il regista, insieme con la Compagnia Molière, ha aperto il sipario del Teatro Quirino, rimettendo al giudizio del pubblico e della critica questo suo riadattamento, che spicca in primo luogo per un cast di attori molto noti, quali Ivana Monti, nei panni della madre possessiva e della suocera arcigna, la quale si distingue per l’intensità della sua recitazione, i due protagonisti Caterina Murino e Ruben Rigillo, e l’ironico Rosario Coppolino.

In una Vienna gelida, innevata eppure caldissima, il dottor Fridolin riceve un’inaspettata confessione da parte di sua moglie: un tradimento fantasticato che si trasforma per lui in una dirompente ossessione. È questa ammissione infatti che porta Daniel a sprofondare in un lungo e tormentato viaggio negli angoli più oscuri e più temuti della sua psiche, un percorso attraverso l’inferno in cui si mescolano sogno e realtà, paura e desiderio, fantasmi del passato e del presente, un incubo in cui la gelosia e l’amore vi fanno da padroni. Solo alla fine scopriremo essere stato il dolore per la morte della figlia Lilian a trascinare il dottor Fridolin in questa follia, in questo intricato labirinto di pulsioni e angosce.

Un teatro psicanalitico, segnato da continui richiami alle teorie freudiane, una scenografia moderna, stravagante alle volte, e una recitazione che riesce a catturare l’attenzione del pubblico dall'inizio alla fine dello spettacolo.

Giancarlo Marinelli porta in scena una pièce accattivante e sceglie l’espediente del sogno per mettere a nudo non soltanto i suoi personaggi ma anche lo spettatore stesso, che avvinto dalla trama, alle volte stenta a distinguere la realtà dalla finzione.

 

(Giada Carlettini)

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