PARMA – Il cammino e il teatro sembrano luoghi così distanti, o almeno ce li hanno raccontati mettendoli in categorie lontane: a teatro si sta fermi e a sedere nel buio, si cammina invece nelle luce, muovendosi e, forse, anche interagendo con gli altri e con la natura circostante. Ma alcune esperienze invece ci raccontano che è possibile unire le due fasi in un errare teatrale o in un teatro podistico. Ecco che in questo paniere mettiamo certamente il “Walking Therapie” del Teatro di Rifredi, a Firenze, il “Walking in Fabula” tra Piacenza e Lodi, le “Passeggiate” dei Chille de la Balanza a San Salvi, sempre a Firenze, le “Camminate meditative” a cura del Teatro Nonviolento Theandric, l'“Immergersi nel Paesaggio” di Michele Pascarella, oppure le tante pièce che ogni anno si sviluppano e prendono vita nei boschi di Campsirago all'interno del festival “Il Giardino delle Esperidi” in Brianza. Il cammino è scoperta, curiosità, cercare, vedere, osservare, entrare in nuovi mondi, avere occhi nuovi. Proprio come il teatro. O il racconto, la parola, quel suono pieno di senso che riempie la natura circostante in una continua altalena tra il metaforico e il fisico, tra l'immaginario e il reale per un viaggio da fare con i piedi fuori nel mondo e uno tutto interiore e personale da realizzare attraverso l'ascolto. Due binari, due viaggi, interno ed esterno che non si annullano ma anzi si elevano, si assommano, si esaltano, si moltiplicano, si autoalimentano.
Possiamo certamente inserire anche il duo vercellese-australiano Cuocolo/Bosetti in questo carnet di artisti che hanno scelto questa forma d'arte. I CB poi ne hanno tratto un vero e proprio format che si declina, da alcune stagioni, in varie forme: sono nati così negli anni “The Walk”, nelle strade cittadine, o “Underground”, che abbiamo visto nella metropolitana di Napoli, “Exibition”, nei musei, e questo “Dickinson's Walk” che abbiamo potuto osservare e vivere all'interno del Parco Ducale a Parma nella stagione estiva del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti a cura del direttore artistico Giuliano Maria Tenisci. Ed esistono due storie, due linee, due diverse bisettrici per comprendere il composito lavoro dei CB, un prima dove le performance erano per pochi spettatori, a volte anche uno solo, all'interno di appartamenti, che definirei “claustrofobico”, interiore, ed un secondo momento, con i “Walk” tutto fuori, con qualche decina di astanti seguaci di Roberta pifferaia magica, in cammino per raggiungere vette liriche e angoli profondi. Due facce della stessa poetica. La voce soffice e soave ci guida, ci istiga, ci deraglia, si insinua, noi la seguiamo fedeli verso l'ignoto, attraverso prati di foglie secche, alberi di ippocastano, passando dentro siepi fiabesche. E' caldo sullo sterrato che ci porta alla grande vasca, le nostre cuffie sono di blu illuminate.
La Bosetti è una donna di Modigliani dentro un quadro di Hopper, affascinante come la Dama con l'ermellino, soffice come la Gioconda, eterea come la Ragazza con l'orecchino di perla, elegante come Venere del Botticelli e delicata come la Giuditta di Klimt tra i rumori di fondo del bosco e le grida della città, gli strepiti di questa fauna che popola il parco. Ci racconta/declama le poesie di Emily Dickinson (i numeri, che per la poetessa statunitense dell'Ottocento, sostituivano i titoli delle liriche, stoppano leggermente il pathos e interrompono lo scorrere fluido tra i versi) nel contrasto tra le sculture bianche classiche del giardino e la popolazione che bivacca, che sporca panchine e prati, che beve birra rotolandosi. L'incedere è cadenzato, troviamo il nostro andamento, il tempo del gruppo, sentiamo i nostri stessi passi che rimbombano, salgono al naso forti gli odori dell'erba, cerchiamo riparo sotto le gigantesche chiome degli alberi.
Lei è l'insegnante, la docente, la maestra, la madre, noi siamo scolaretti, studenti peripatetici e alunni, figli. Corrono i cani liberi di annusarsi, corrono i podisti sudati, lontano un hip hop sguaiato. Controlliamo il passo e le scarpe, i piedi e i talloni, le suole e le tomaie e intanto le parole ci colgono e ci colpiscono, ci feriscono o ci accolgono, ci abbracciano e ci scuotono: siamo senza difese perché dobbiamo pensare contemporaneamente ad andare. Conosciamo con le orecchie e conosciamo con i piedi. Scricchiolano croccanti i passi, scricchiola l'anima nei sentieri tracciati o appena scovati dentro le nostre autobiografie che trovano echi e rimandi e suggestioni con le parole della Dickinson. Proseguiamo caracollando, avanziamo labirintico. E non ci fermeremo mai.
visto a Parma il 15 giugno 2022
Tommaso Chimenti 16/06/2022