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“Dichiaro guerra al tempo” al Teatro Vascello: Melania Giglio e Manuela Kustermann affrontano il nemico dei nostri giorni

Un po’ pop, un po’ decadenti, un po’ psicanalitici. Sono questi i colori di “Dichiaro guerra al tempo”, in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 20 maggio. Una tela complessa da comprendere pienamente, così come avviene con un quadro cubista. Ogni forma, ogni pennellata ha in realtà un suo peso, un suo perché; allo stesso modo, le intenzioni, le premesse e i messaggi narrati in questo spettacolo, dai riverberi lunari e oscuri, vengono collocati in una dimensione sognante ma al contempo palpabile e reale, perché ruotano intorno all’unico elemento certo dell’esistenza, anch’esso sfuggente ma crudelmente presente: lo scorrere del tempo e le sue conseguenze sul senso della vita. In una stanza semivuota che potremmo assimilare ad una sorta di antro della memoria, con pochi oggetti sparsi per terra, due donne si ritrovano ad interagire; non hanno un nome perché non sono dei personaggi, ma degli archetipi umani. Una contemporanea e vestita con abiti androgini (Melania Giglio), l’altra di epoca elisabettiana (Manuela Kustermann). La prima rappresenta la donna moderna, lacerata dai mostri dei nostri giorni: la depressione, la paura per il futuro, l’amore nella sua fragilità, la paura d’invecchiare. Decide così di dichiarare guerra alla causa di tutto ciò: l’orologio. AGIGLIO Ad aiutarla una donna antica, con abito e gorgiera cinquecenteschi, con una penna e i sonetti di Shakespeare in mano. Le due, tra versi, canzoni e dialoghi, cercano di capire come si possa fermare l’incantesimo del tempo, che così barbaricamente sta strappando via loro ogni speranza. Forse, l’unico modo di vincere lo scorrere delle ore è la poesia? L’amore? I figli? Non si può riuscire a dare una risposta, l’interrogativo è troppo grande. La vera bellezza consiste nel saper riconoscere, godere, ed esaltare il dono della giovinezza. Viste le tematiche estremamente controverse e le modalità con cui la messa in scena le esprime, le due protagoniste, Kustermann e Giglio, ne escono indubbiamente vincitrici. Alla seconda spetta un plauso ulteriore, riuscita, durante la sera della prima, ad andare avanti tra recitato e cantato (con pezzi eseguiti dal vivo che vedono l’alternarsi delle hit di artisti come David Bowie, Prince, Cat Stevens) superando un guasto tecnico al microfono. Nonostante una declinazione smaccatamente al femminile, lo spettacolo si rivolge indistintamente a tutti, perché tutti, in un mondo dominato dalle lancette, sono vulnerabili al passare del tempo e alla sua ancora: l’amore.

Alfonso Romeo – 16/05/2018
(Foto di scena: Fabio Gatto)

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