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Un Cyrano pinocchiesco: siamo tutti freak in cerca d'amore

PERUGIA – Con un gioco di prestigio tra forma, scintillante e di paillettes sbrilluccicose, e sostanza, tenera e commovente, Arturo Cirillo si fa mago e prestigiatore facendoci entrare dentro il suo castello delle meraviglie, wunderkammer e tunnel degli specchi dove niente è come sembra e dove tutto può assumere altre parvenze cangianti, altri significati talmente reconditi da apparire palesi, luminosi. Il suo è un avanspettacolo tutto ruotato su una piattaforma che fa sembrare i protagonisti omini del carillon della vita di marzapane a girare su se stessi nell'infinita girandola del possibile del reale, del verosimile dell'esistenza. E in un continuo palleggiarsi tra ciò che vediamo, anche le rime di Rostand tendono a forzare questo processo, che è leggero, appunto da canzonetta o varietà, che è brioso e charmant, luccicante, esuberante, effervescente e frizzante e coloratissimo (il che dispone l'animo al sorriso, alla spensieratezza, alla rilassatezza), e quello che sentiamo che va in profondità, che punge, che commuove, che sposta, che scardina. A dei contorni volatili fa da contraltare una materia incandescente e composita e granitica. E se è originale, a teatro, il mix tra il Cyrano e il Pinocchio, il naso era lì da sempre a suggerire l'incastro perché “l'essenziale è invisibile agli occhi”.DSC_0991-Cyrano-de-Bergerac_Arturo-Cirillo-e-Valentina-Picello-foto-di-Tommado-Le-Pera.jpg

Ma non solo: Cyrano è accomunato al personaggio collodiano perché entrambi sono freak, sono mostri agli occhi degli altri, sono strani, “deformi” come dice lo stesso Cirillo nel ruolo che dà il titolo all'opera. Sono di questo mondo ma presentano caratteristiche che incutono timore e distacco negli altri e al contempo cercano mille modi per farsi accettare, per essere uguali agli altri, meritevoli di ricevere amore. Ecco il “Cyrano de Bergerac” di Cirillo ci parla di accettazione psicoanalitica del sé, di identità in una miscela tra il lezioso e lo struggente e toccante che ci ha riportato alla fiaba de “Bella e la Bestia” o alla pellicola de “La Forma dell'acqua”. Il diverso che tenta di rompere la crosta e di farsi vedere per quello che è dentro facendo superare, agli occhi degli altri, la sua scorza vituperata, devastata, respingente, allontanante. E' un musical, con tanto di ballerine carioca da Carnevale di Rio, che ci alliscia e dice alla platea di godersi il play che tutto sarà soft e allegro per poi colpire dove fa più male, scena dopo scena, duello dopo duetto, stilettate che vanno fino in fondo ma dolcemente come a dire: “Verrà la morte e avràDSC_1881Cyrano-de-Bergerac_Arturo-Cirillo-Valentina-Picello-foto-Tommaso-Le-Pera.jpg i tuoi occhi”. Il capocomico Cirillo è in equilibrio tra Petrolini e Rascel, senza scordare la lezione di Proietti (quasi due ore godibilissime) in questo show che a tratti assume un'atmosfera da Festival dei fiori sanremese, di teatro nel teatro con i costumi (di Gianluca Falaschi) cambiati a vista e le canzonette spiritose. Ma è anche un gigantesco inno al teatro e all'amore per questa arte-disciplina che assorbe e trasforma, che ci può far apparire, attraverso trucchi e costumi, proprio come intimamente e profondamente più siamo perché è proprio nella realtà che ci mettiamo addosso le maschere più accomodanti per sembrare accettabili.

Lo specchiarsi dei riferimenti tra Cyrano e Pinocchio non termina con il naso che fa da collante tra i due underdog: Rossana, la cugina amata da Cyrano (Valentina Picello canta divinamente minescamente), è la Fata Turchina, la sua cameriera e dama è la Lumachina, il pasticcere è il Grillo Parlante, nel finale Cyrano si trasforma in Geppetto, entrambi i testi sono attraversati dalla bugia come cardine portante di queste due esistenze di sconfitti, e ogni tanto appare in sottofondo la sigla, riarrangiata e ammodernata, della sigla DSC_2456Cyrano-de-Bergerac-Arturo-Cirillo-Giacomo-Vigentini-foto-Tommaso-Le-Pera.jpgdella serie (all'epoca si chiamava sceneggiato) de “Le avventure di Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi. Ma è tutto un rimando, un gioco intellettuale a trovare l'incollatura, il passaggio, l'osmosi, i punti di contatto, un divertissement a scovare gli agganci, le soluzioni, le trovate, un nascondino dove, rovistando, a Cyrano e al burattino di legno si aggiunge anche Frankenstein, anch'egli personaggio disadatto al mondo, diverso dai canoni, che ci spinge a pensare alla chirurgia plastica dei nostri tempi moderni, o si assomma la frase iconica, ma ribaltata, dei “I Promessi Sposi”, “Questo matrimonio s'ha da fare”.

Un pastiche eclettico, vibrante, per esaltare l'amore profondo, il farsi amare per quello che siamo e non per l'aspetto esteriore; Rossana dice a Cristiano quando questo non è supportato dalle parole al di là della siepe di Cyrano: “Sei banale, è come se diventassi brutto”. Un Cyrano che esprime una grande sotterranea forza intrinseca unita al talento dei singoli e ad una generosità di ogni sua componente a creare uno squilibrio emotivo dardeggiante tra ciò che appare in scena e quello che arriva sotto lo sterno, in mezzo alle costole.

Visto al Teatro Morlacchi di Perugia il 16 dicembre 2022.

Tommaso Chimenti 18/12/2022

Foto: Tommaso Le Pera

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