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“Coatto unico senza intervallo”: Giorgio Tirabassi porta in scena le borgate romane

La periferia della capitale fa da sfondo agli sketch che ritraggono episodi di vita quotidiana dei vari tipi umani che Giorgio Tirabassi di volta in volta interpreta: Arcangelo, evasore fiscale arrogante e truffaldino che vive alle spalle dello Stato con più di una pensione d’invalidità; Nello e Rufetto due malviventi che aspettano il loro momento di gloria convinti che sia scritto nel grande libro del destino ma a cui nessun colpo riesce; lo Spacciatore che rappa e in rima confida al pubblico che la crisi economica ha colpito anche il suo settore; due vecchi amici che passano le giornate al bar rievocando vecchi tempi e raccontandosi a vicenda sempre gli stessi aneddoti e che sognano di fare una vacanza alle Seychelles, ma devono fare i conti con la paura di volare. Sono i coatti, coloro che sono costretti – e in alcuni casi scelgono di costringersi – a trascorrere tutta la vita nello stesso quartiere, con le stesse persone e allo stesso bar di sempre.
L’uso del dialetto romanesco accentua il carattere grottesco dei personaggi, i quali diventano delle vere e proprie caricature umane che non vivono soltanto nelle borgate romane, ma che è possibile incontrare nelle periferie di tutto il mondo.
Alle gag si alternano stornelli cantati dallo stesso Tirabassi – accompagnato da Daniele Ercoli al contrabbasso e da Giovanni Lo Cascio alle percussioni – che dimostra di essere un artista poliedrico e versatile, capace di alternare scenette comiche a quadri drammatici, di passare da uno stornello a un pezzo rap.
"Coatto unico", scritto e interpretato da Giorgio Tirabassi, è uno spettacolo che nasce quindici anni fa e fu concepito per essere rappresentato nelle periferie romane e nel carcere di Rebibbia con l’intento di essere rivolto a un pubblico coatto, in modo da raccontare sulla scena le vite e il mondo a cui appartengono gli spettatori.
Il teatro Sala Umberto ospita una nuova versione dello spettacolo, arricchita da esilaranti “ritratti umani” e si rivolge a un pubblico leggermente diverso: non più quello delle periferie ma quello del centro città.
In sala le risate non si risparmiano, Tirabassi riesce a creare un anello di congiunzione attraverso il riso il centro e la periferia.

Imma Amitrano 24/01/2016

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