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“C.S.I. in rosa”: al Teatro Roma va in scena l'ironia delle prostitute-pensionate

Di prostitute hanno scritto Moravia e Dumas. Erano prostitute la giovane Akiko, del romanzo “Tokyo Decadence” di Ryu Murakami, e la Dalia Nera di James Ellroy. De André ha dedicato al mestiere più antico del mondo “Bocca di rosa” e anche “La canzone di Marinella” è ispirata dall'omicidio di una meretrice. Indimenticabili poi Linda Ash/Judy Orgasm ne “La dea dell'amore” di Woody Allen, o il monologo di Agrado in “Tutto su mia madre” di Pedro Almodóvar.
Ma chi parla di prostitute in pensione? Di come passino le giornate una volta dismessi gli abiti succinti delle belle di notte? Lo fa l'autrice teatrale Roberta Skerl nella tragicomica vicenda di “Tutto per Lola”, messo in scena da Silvio Giordani al Teatro Roma (fino al 28 febbraio). Pantofolaie come tutti i pensionati, atterrite dall'idea di finire nella trappola deprimente di un centro anziani o ossessionate dalle crime fiction di Sky, le quattro protagoniste di “Tutto per Lola” si godono adesso la spensieratezza della maturità nella villetta liberty che un tempo era il teatro dei loro peccaminosi affaires e ora è invece più simile a Casa Xochiquetzal di Città del Messico, l'ospizio per ex professioniste del sesso in pensione.
Non altrettanto longeve delle gemelle Fokkens, le cocotte olandesi note alla cronaca per aver abbandonato i loro appartamentini vetrati nel quartiere a luci rosse di Amsterdam dopo ben 50 anni di onorata carriera, Ester (Caterina Costantini), Livia (Lorenza Guerrieri), Carla (Lucia Ricalzone) e Lucia (Monica Guazzini) trascorrono un'esistenza all'insegna della normalità, rispolverando di tanto in tanto un ricordo dagli anni di gloria o uno scheletro dall'armadio. Questa placida routine viene interrotta dall'arrivo di un commissario di polizia (Geremia Longobardo) intenzionato a risolvere un torbido caso: il cadavere di un pappone nigeriano sadicamente fatto a pezzi è stato ritrovato proprio nel giardino delle protagoniste. Le quattro signore si trovano dunque invischiate in una storia degna del più appassionante episodio di C.S.I., seppur dalle tinte decisamente trash. Reagendo ognuna alla propria maniera: terrorizzata Ester, con repentine crisi di panico che sono senza dubbio il punto forte della commedia, impassibile e metodica Carla, con un sangue freddo da far invidia agli spietati killer del piccolo schermo (non a caso è lei la fan numero uno di Criminal Minds e Cold Case), seria e ragionevole Lucia, inviperita e sempre pronta a criticare le altre Livia. Il passato si sovrappone al presente, un delitto vecchio di vent'anni torna prepotentemente a galla, la sorte del quartetto di pensionate in vestaglia si trova legata dagli stretti fili del destino a quella di una baby-prostituta nigeriana – la Lola del titolo – in una rocambolesca vicenda non priva di colpi di scena.
Roberta Skerl – già autrice di “Malagueña”, Premio Donne&Teatro Inner Wheel nel 2011 e “La villa” – racconta con leggerezza l'attualità del mercato del sesso e il microcosmo violento della prostituzione di ieri e di oggi (quella monopolizzata dalla mafia nigeriana) con un linguaggio che bandisce il politically correct. Una storia tutta al femminile su cui Silvio Giordani imbastisce uno spettacolo di cui si apprezza la spontaneità autoironica delle attrici, credibili nei panni delle pensionate sessantenni che non hanno perso la joie de vivre, disposte anche a lanciarsi senza remore in balletti e canzonette tali da non far rimpiangere di non essere rimasti a casa a guardare Sanremo.

Marta Gentilucci 13/02/2012