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Bertol Brecht sul palcoscenico del Napoli Teatro Festival

Ventiquattro frammenti per descrivere la paura, la menzogna, la crudeltà insita nel regime nazista; ventiquattro frammenti che racchiudano una società, con i suoi vari esponenti: dall’operaio al giudice, dal medico allo scienziato, dall’ufficiale all’uomo di chiesa, dalle donne agli uomini, che esprimono i loro pensieri più sopiti e reconditi. Questa la struttura di Terrore e Miseria del Terzo Reich di Bertol Brecht.
Un testo significativo, scritto dall’autore tedesco tra il 1935 e il 1938, con l’intento mai nascosto, di mostrare la reale sorte della Germania imbrigliata nella dittatura hitleriana. Un’opera non facile quindi, portata sulle scene dagli allievi del secondo e terzo anno del Laboratorio Teatrale Permanente Teatro Elicantropo, sotto la supervisione, nonchè regia di Carlo Cerciello, nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2018. Lo spettacolo si è svolto nella suggestiva ambientazione del Palazzo Reale di Napoli, nel Cortile delle Carrozze, al centro del quale è stato allestito un palcoscenico incorniciato da una scenografia pulita, lineare, impreziosita da un particolare uso delle luci, alcune delle quali posizionate lungo il perimetro del palco. La voce ridondante degli attori, i loro volti dipinti di bianco rendevano gli interpreti quasi estranei alla rappresentazione, quasi dei burattini, seppur in alcuni monologhi la sofferenza e l’intensità di quanto raccontato fosse tangibile.
TERRORE E MISERIA DEL TERZO REICH1La rassegnazione nel dover limitare ogni parola per paura di essere sentiti e di essere tacciati come traditori, l’angoscia che un figlio possa “far dai spia” riportanado i discorsi dei genitori ai raduni della gioventù nazista e sentirsi sollevati nel vederlo tornare a casa, avente tra le mani semplicemente un pezzo di cioccolata. La consapevolezza di dover scappare da una vita costruita con sacrificio, contro ogni sospetto, contro ogni resistenza e vedere che tutto è soggetto ad un cambiamento obbligato, una vita distorta prima che diventi una non vita, soprattutto quando si è una donna ebrea, pronta con la valigia piena a fuggir via. Il Terzo Reich è indagato nel suo sistema fallace, nella sua immoralità, nel venir meno dei valori anche di fronte alla giustizia, che premia chi fa il volere dello Stato nazista e non della legge in se; il cedere dinanzi ai soprusi per poter lavorare, ma combattere dinanzi al diritto di ‘portare il lutto’ per un fratello morto inaspettatamente durante un’esercitazione per una Guerra che dicono non ci sia, ma si combatte ogni giorno.
Tutto questo e non solo è Terrore e miseria del Terzo Reich, tutto questo è il frutto di uno studio portato avanti da Carlo Cerciello e i suoi allievi, dando spazio non solo alla recitazione, ma anche al canto: un po’ reminiscenza greca, un po’ necessità di stemperare la tensione. Ed ecco che un Charlie Chaplin di Tempi Moderni, un Pretolini camuffato, racconta e sollazza il pubblico con intermezzi in versi, accompagnati dalla musica ad apertura di spettacolo e durante, prendendo poi le fattezze del Fuhrer al quale all’unisono tutti in ultima battuta gridano un solenne e rassicurante: No!
Una negazione che se si fosse verificata a tempo debito avrebbe lasciato meno dolore, meno terrore da ricordare e meno domande da porsi di fronte all’immensa malleabilita dell’uomo.

Ilaria Costabile  27/06/2018

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