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Amore di donna, due voci femminili dialogano sulla mancanza al Teatro Studio Uno

Manuela Giusto

È la scuola del Teatro della Cometa il luogo in cui inizia la storia di Jessica Granato, Riccardo Marotta e Arianna Barberi e quindi di Amore di Donna. Nel 2016 i tre giovani artisti entrano a far parte della compagnia indipendente “The Ghepards” con cui mettono in scena Il cielo è cosa nostra e La fanciulla con la cesta di frutta, spettacolo finalista del Roma Fringe Festival nel 2016. Sotto la supervisione della drammaturga Tamara Bartolini nel 2017 si dedicano ad un progetto indipendente per “Pillole” che poi grazie ad una successiva campagna di crowdfunding diventerà una pièce sulla mancanza andata in scena fino al 27 maggio al Teatro Studio Uno.
Il desiderio di fare teatro o di scrivere nasce sempre dall’urgenza di raccontare delle storie, dalla voglia di condividere qualcosa di intimo, di trovare risposte a delle domande che ci si è sempre posti ammantando questa necessità di una valenza universale. Ma come si fa a partire da una piccola storia familiare e trasformarla in qualcosa in cui tutti possano riconoscersi? Per Jessica Granato, attrice classe ’87 per la prima volta nel ruolo di drammaturga, la soluzione è stata trasformare il racconto del viaggio al contrario che portò sua nonna Maria da Milano a Reggio Calabria in un dialogo sulla mancanza, sul tempo che fugge.
Dai bauli, dalle valigie, dalle lettere e dalle fotografie ingiallite fuoriescono i ricordi della vita di Maria; una vita vissuta come figlia di Rosaria e Demetrio, sorella di Piero e Salvatore, moglie di Nunzio in cui non c’è stato tempo per scoprire e vivere appieno i propri desideri. La storia di un singolo viene quindi plasmata per diventare un monito alle nuove generazioni di non aspettare che le cose accadano, di non tenere quel libro mai finito in un cassetto perché se forse, come dice Maria, “quello che diventiamo lo siamo sin da subito” è anche vero che sono le nostre scelte quotidiane a dare forma alle nostre vite. Per dar più risalto al messaggio alla base ricordando allo spettatore chi siamo stati e da dove veniamo, Jessica Granato e Arianna Barberi decidono di allargare lo sguardo su ottant’anni di storia italiana facendoli rivivere tramite la proiezione di estratti da Miracolo a Milano, Un americano a Roma, Domenico Modugno che canta Volare.
Il progetto, sicuramente ambizioso, a tratti si rivela acerbo come può esserlo un’opera prima. Le coordinate date nel set up della storia obbligano lo spettatore ad un processo di individuazione dei luoghi e dei personaggi troppo lungo che scavalla nella parte centrale comprimendo così i momenti più ricchi di pathos della narrazione; nella parte finale invece si percepisce una certa frettolosità nel voler chiudere un discorso che avrebbe meritato più spazio. Un impianto drammaturgico a tratti farraginoso è sostenuto però dall’abilità delle sue interpreti. Grazie alla guida del regista Riccardo Marotta, Jessica Granato diventa una presenza luminosa sul piccolo palco del Teatro Studio Uno che con grazia dà vita ad una donna di ieri e di oggi; mentre la carismatica Arianna Barberi si alterna con facilità estrema tra personaggi maschili e femminili rimanendo sempre credibile.
Con Amore di Donna, tre esponenti della “meglio gioventù” della scena teatrale indipendente ricordano allo spettatore come gli eventi nella società in cui viviamo influenzino ciò che siamo ma come sia sempre una prerogativa del singolo firmare le pagine della propria storia personale.

Mirta Barisi 28/05/2018

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