Metti una sera a Castel Sant'Angelo. Metti una storia millenaria, il profilo solenne di un imperatore, la narrazione teatrale di un grande artista nei luoghi dove è custodita la memoria dello stesso personaggio che interpreta. Sono gli ingredienti di un'esperienza irripetibile, che il 10 e 11 luglio scorsi ha visto protagonista Giorgio Albertazzi in “Memorie di Adriano”, per la regia di Maurizio Scaparro.
Dal testo culto di Marguerite Yourcenar all'immedesimazione molecolare di Albertazzi nel corpo e anima di questa figura storica vissuta in un periodo particolarissimo, il II secolo avanti Cristo, in cui alla decadenza del Paganesimo ancora non si era sostituito il Cristianesimo. Un momento di passaggio, in cui l'uomo è stato “libero da qualsiasi fondamentalismo religioso”, come spiegherà il protagonista della serata intrattenendosi a dialogare con gli spettatori appena finito lo spettacolo. Lunghi minuti di applausi alla compagnia e pubblico in piedi per Albertazzi, che ha tenuto la scena per oltre un'ora con maestria e naturalezza tali da far quasi cogliere una coincidenza tra la vita dell'imperatore e quella dell'attore stesso. Come se Albertazzi, raccontando di Adriano, abbia detto anche qualcosa delle sue emozioni, del suo rapporto con le stagioni della vita, con il teatro. In scena pochissimi elementi, l'azione assicurata dalle attrici Stefania Masala e Giovanna Cappuccio, il tutto legato dalla voce di Evelina Meghngi e dalle percussioni di Armando Sciommeri.
Accompagnati dall'intonazione, dalle pause e dalla metrica di Albertazzi abbiamo camminato idealmente al fianco di Adriano nel luogo dove sono custodite le sue spoglie mortali. Pensare che l'ultima battuta, in cui l'imperatore dialoga con la sua anima prima di morire, non è che l'epitaffio scolpito nella pietra che troveremo a pochi passi dalla scena, dietro la scia di qualche visita guidata: “Piccola anima smarrita e soave compagna e ospite del corpo ora t'appresti ad ascendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti”.
Qualcosa di magico ha benedetto quella serata, a cominciare dall'atmosfera: nel mausoleo di Adriano, Adriano stesso che viene evocato attraverso le sue ombre, i suoi ricordi, le riflessioni a ridosso del tramonto dei suoi giorni, l'amore viscerale per il giovane Antinoo eppure l'impossibilità di essergli fedele, la fiducia riposta in lui dall'imperatore Traiano, l'amicizia con la di lui moglie Plotina, le sue risorse, le sue debolezze. E infine, non ultimo, l'eterno desiderio di bellezza che superava qualsiasi altro, per se stesso, ma soprattutto per la sua gente.
Rosamaria Aquino 12/07/2015
Albertazzi a Castel Sant'Angelo fa rivivere Adriano
Libro della settimana
-
“Il manifesto di un eretico”: l’ultimo libro di Brendan O’Neill sulle nuove ortodossie della nostra epoca
Nelle librerie dal 15 maggio per Liberilibri, Il manifesto di un eretico. Saggi sull’indicibile è il nuovo libro del giornalista inglese Brendan O’Neill, caporedattore politico…