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Teatro

Nell'innovativo e straordinario "Natale in Casa Cupiello" di Interno 5 i protagonisti sono i pupazzi
NAPOLI – Un fondale che si espande a metà tra il Bosco Verticale milanese, con vie di fuga che saettano in alto, e il Calendario dell'Avvento, con le sue finestrelle tridimensionali, quasi squarci di Lucio Fontana nella tela a prendere luce e respiro, e le sorprese che si affacciano e si affollano di presenze, questo particolarissimo fedelissimo eduardiano “Natale in Casa Cupiello” cum figuris (per la regia di Lello Serao che si è messo in gioco, sperimentando un nuovo linguaggio) è forgiato tra luci e ombre, da apparizioni caustiche ed epifanie carsiche in una continua meraviglia che abbaglia pur nella…
Un Cyrano pinocchiesco: siamo tutti freak in cerca d'amore
PERUGIA – Con un gioco di prestigio tra forma, scintillante e di paillettes sbrilluccicose, e sostanza, tenera e commovente, Arturo Cirillo si fa mago e prestigiatore facendoci entrare dentro il suo castello delle meraviglie, wunderkammer e tunnel degli specchi dove niente è come sembra e dove tutto può assumere altre parvenze cangianti, altri significati talmente reconditi da apparire palesi, luminosi. Il suo è un avanspettacolo tutto ruotato su una piattaforma che fa sembrare i protagonisti omini del carillon della vita di marzapane a girare su se stessi nell'infinita girandola del possibile del reale, del verosimile dell'esistenza. E in un continuo…
“Il giuocatore” da Goldoni, la ludopatia e le dipendenze del nostro tempo
BARI – I dati sulla ludopatia in Italia sono sconfortanti, allarmanti. Uno studio ha calcolato che oltre un milione e trecentomila siano i malati patologici affetti da dipendenza dal gioco d'azzardo, ma la cosa più inquietante è che soltanto 12.000 siano in cura, tutti gli altri “a piede libero” pronti a scommettere, giocare, grattare (il fondo del barile). Lo Stato ci guadagna sulla salute dei propri cittadini. Il volume di denaro giocato, legalmente, supera abbondantemente i 100 miliardi di euro. Figuriamoci aggiungendoci il giro, comunque corposo, del sottobosco illegale. Dopo il lockdown poi la percentuale dei giocatori è aumentata, così…
“Fratellina”: Scimone e Sframeli, gli ultimi, gli emarginati, i rifiutati
PRATO – Lo stato di grazia per Scimone e Sframeli non fa più notizia, è la normalità, è una condizione che trapassa e attraversa tutta la loro produzione. Ma c'è stato un crack negli ultimi anni che ha fatto esplodere le loro messinscene da “Pali” passando per “Giù”, toccando “Amore” fino a questo nuovo “Fratellina”. Una nuova e più vitale consapevolezza, una freschezza che abbina la loro cifra impastata di beckettismo claustrofobico nero e senza orizzonti ad una forma leggera, pennellata e pastellata, corroborata da una dolcezza sparsa che ammanta la durezza dei temi, la brutalità del vivere perennemente in…
“Calmaria”: lo scirocco che impantana e la voglia di rivoluzione
LECCE – I testi dei Mana Chuma Teatro hanno forti radici nel loro territorio di riferimento, in questo Sud allargato ed espanso ed esploso, quell'ultimo spicchio di terra ferma appuntita che guarda la grande isola. Due angoli acuti che si scrutano, che traballano, che tremano di onde e sommovimenti tellurici. Le parole di Massimo Barilla (la regia è condivisa con l'altra anima del gruppo Salvatore Arena) sono pasta da sporcarsi le mani, modellarle anche se fa male, imbevute di suoni e atmosfere lontane e così visceralmente interiori e digerite. Come se, dentro ognuno di noi, vi fosse presente quel germe,…
“Nato cinghiale”: guerra e pace tra un padre e un figlio
SPOLETO - “Com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano” (Franco Battiato, “Bandiera bianca”).Cibo e teatro, incontro millenario, convivio che macera da sempre sotto la cenere. Panem et circenses dicevano al Colosseo. Una vicinanza mai scordata (anche se i pop corn del cinema o le caramelle scartate in un teatro all'italiana disturbano) che la rassegna Eat (Enogastronomia a Teatro organizzato da Andrea Castellani e Anna Setteposte) ha riportato in vita con una serie di performance legate al cibo e all'alta scuola culinaria. In quest'ottica (cenare a teatro è sempre un lusso) non potevano mancare le Ariette, il duo…
“Ago” il ritratto commovente di Ariele Vincenti per Agostino Di Bartolomei
ROMA – “Enjoy the silence”, cantavano i Depeche Mode, anche se qui, in questa storiaccia non soltanto romana, c'è poco da godere. Perché Agostino Di Bartolomei non era soltanto un giocatore e non era solo un calciatore della Roma, era un patrimonio del calcio e dell'Italia ma, ampliando lo sguardo e il respiro, un patrimonio delle brave persone, di quelle sensibili, di quelle schive e introverse, parole che oggi suonano quasi come offese perché dobbiamo essere tutti iperesposti, sovradimensionati, esageratamente, in foto, nei video, nelle pose sparate. Agostino era un ragazzo cresciuto a Roma, un ragazzo di quartiere che però…

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